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domenica 24 gennaio 2016

Luna di carta

(Il titolo del post si riferisce alla canzone del 1933, da cui il capolavoro di Bogdanovich del 1973)


Una volta appurato il fatto che la "Luna" non è niente di quello che ci hanno sempre detto che sia, ovvero un "planetoide" roccioso, ricoperto di polvere e sassi mentre, come suggeriscono queste immagini delle "lunar waves" pubblicate su Youtube --immortalate da un astronomo dilettante che non ha alcun interesse a divulgare le falsità della Nasa--


è probabilmente una sorta di olografia, o di proiezione artificiale, o di lampadona elettronica, a questo punto non risultano ovvie soltanto le proporzioni meta-hollywoodiane della messinscena governativa Americana, iniziata con l'infame "corsa allo spazio" degli anni '60 e con la possibile collaborazione di Kubrick, ma anche di tutti i con-seguenti artifici propagandistici elaborati dalla "agenzia spaziale" nel corso dei decenni, e poi riversati nel flusso incontenibile del 'mainstream' multimediale a partire dal mistero della "astronave aliena gigante" -evidentemente un modellino in scala molto, molto ridotta- con la sua esotica occupante, alle presunte rovine della "base aliena" visitata da un anonimo astronauta dotato di steady cam o di "dolly" su binari, fino alle più recenti immagini del supposto, impossibile "lato oscuro" del "satellite" con le sue ombrose costruzioni difformi riprese da una supposta sonda Giapponese in orbita a bassa quota...
L'ultimo della serie è questo tizio qui, spuntato da poco su internet


il quale malgrado l'aspetto poco umano sembra calcare lo stesso vecchio palcoscenico -o meglio, set cinematografico- utilizzato da sempre per le scenette con gli "astro-nots" terricoli, con il solito sfondo nero privo di stellame, e lo stesso vecchio orizzonte posto a poche decine o centinaia di metri dall'obbiettivo, mentre come possiamo vedere anche in questo caso non si sono sforzati affatto di rendere credibile il paesaggio selenita, composto come sempre di rare pietre sparse su una superficie sabbiosa; è lecito dubitare che anche quelle siano vere pietre fatte di roccia, e non di polistirolo.

La mia impressione (strettamente personale, si intende) è che gli addetti ai lavori si stiano divertendo oggi più che mai nel diffondere materiale cine-fotografico completamente artefatto con l'unico fine di alimentare il mito del "satellite" terrestre, non soltanto mostrando uno scenario solido, calpestabile, che non ha alcun riscontro nella realtà dei fatti, ma che lascia spazio -è il caso di dirlo- anche alle più stravaganti ipotesi su ogni possibile forma di vita "extraterrestre", in una colossale opera di genere puramente fantascientifico iniziata almeno dai tempi di Méliès, con il suo famosissimo Le Voyage dans la Lune (del 1902!!) ed evoluta nel corso del tempo con il più ampio supporto multimediale possibile, dalla letteratura ai fumetti e dalla stampa alla TV, grazie anche all'impareggiabile suggestione del grande schermo che ancora oggi spopola grazie a titoli come The martian (2015) di Ridley Scott, che al momento ha incassato oltre mezzo miliardo di dollari (!)
Come recita la canzone dei Red Hot Chili Peppers (Californication, del 1999) "Space may be the final frontier, but it's made in a Hollywood basement" -- ovvero, "L'era spaziale può essere la frontiera finale, ma è fatta in uno scantinato di Hollywood"...

Non c'è letteralmente limite, nessun tipo di confine concreto e verificabile a separare realtà e fantasia, perchè infine tutto quello che è possibile vedere per ogni abitante non-astronauta di "Terra" è soltanto una gran quantità di immagini più o meno in movimento, più o meno veritiere, o veristiche, o meglio, credibili, e tutto quello che dovrebbe renderle "reali" per il pubblico non è altro che la fonte della loro provenienza; partendo dal presupposto che la Nasa avrebbe utilizzato per la infame missione "Apollo 11" un così detto computer di bordo con una potenza di calcolo indefinitamente minore di quella di una moderna lavatrice, e addirittura incomparabile con quella di un comune Iphone, sta soltanto al lettore trarre le proprie conclusioni a questo proposito. Il mio amichevole consiglio per il lettore di questo blog è di credere solo ai propri occhi, ma soltanto quando essi non stiano guardando qualcosa che sia stata stampata, o trasmessa, o distribuita in qualunque forma soltanto per essere creduta.

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