Il lemma "Līlā" compare su Wikipedia Italia, a differenza di quello per "anticorpi anti-gliadina" di cui possiamo leggere dal link alla versione Inglese; ritengo che nel contesto di VerOrizzonte entrambi meriterebbero una traduzione, perchè certamente il consumatore abituale di grani, che di rado è informato sull'esistenza della gliadina nel glutine, e ancor più raramente sa di possedere degli anticorpi specifici contro questa prolamina del frumento definita da alcuni studiosi "una proteina narcotica" --da che attiva i recettori oppiodi del cervello-- dovrebbe avere l'opportunità di potersi se non altro interrogare sulla reale necessità di nutrirsi con qualcosa per la quale il suo organismo produce delle particolari immunoglobuline, le quali hanno la funzione "nell'ambito del sistema immunitario, di neutralizzare corpi estranei come virus e batteri, riconoscendo ogni determinante antigenico o epitopo legato al corpo come un bersaglio."
(https://it.wikipedia.org/wiki/Anticorpo)....
Senza contare il fatto che l'astenersi dal proprio "oppio quotidiano" potrebbe sortire effetti positivi nella sua attività di ricerca su certe materie le quali richiedono una certa prontezza mentale.
Senza contare il fatto che l'astenersi dal proprio "oppio quotidiano" potrebbe sortire effetti positivi nella sua attività di ricerca su certe materie le quali richiedono una certa prontezza mentale.
E' questa certamente una questione rilevante, degna di menzione, in part. in un Paese che ha adottata una forma particolare della infame Piramide Alimentare, definita "dieta mediterranea", modello in cui sono elencati assieme al pane e alla pasta delle immancabili porzioni di cadaveri misti, da assumere con una certa moderazione ma ritenuti indispensabili così come lo sono nella "classica", disastrosa e incrollabile piramide... La Questione Alimentare è un fattore altrettanto fondamentale per la conoscenza dei cittadini moderni, quanto quella che riguarda il loro habitat naturale, questo "Eden proibito" che permane immutato, nella sua infinita bellezza e abbondanza, e generalmente invisibile oltre le mura dei centri urbani in cui furono rinchiusi come in un recinto, all'alba della "civiltà", dai governatori del mondo.
Una simbolica "uscita" sul Regno Vegetale fotografata in un angolo della ("mia") città
Perchè certamente questa Terra è piatta, la Realtà Geocentrica è stata finora indagata ed esposta con puntiglio ed evidenze incontrovertibili nel corso di questo blog, smentendo definitivamente per il lettore savio il dogma della incredibile Teoria Eliocentrica che ogni piccolo utente scientifico è stato ammaestrato a credere a suo tempo. Lungi dal ritener conclusa la mia opera divulgativa in questo campo infinito, che prosegue assieme alla mia interminabile ricerca, dopo aver accennate come mero suggerimento le parole-chiave di cui sopra le quali potrebbero aiutare il lettore ad "aprire gli occhi" anche sulla realtà dell'inganno alimentare & farmaceutico (quest'ultimo come conseguenza diretta e più o meno inevitabile del primo) proseguo ora ampliando il nostro campo visivo, o come si suol dire approfondendo la materia, potendo contare soltanto su due utili strumenti per la mia indagine, ovvero l'unica forma integra, organica e articolata in un sistema religioso dalla Grande Tradizione Esoterica (che non appartenga cioè ad una logosfera settarica e particolare, per non dire "segreta", come certe confraternite di nostra conoscenza), e questa si ritrova nelle dottrine Induiste, le quali per inciso sono la fonte --spesso corrotta fino ad essere irriconoscibile-- di tanto "esoterismo", "occultismo" e "orientalismo" nell'Occidente fin-de-siècle, cosa che tengo a precisare avendo censurate nella mia traduzione seguente quelle (poche) citazioni provenienti da simili scuole di pensiero tanto più ambigue e inaffidabili tanto più 'moderne' nelle loro interpretazioni della conoscenza tradizionale, e variamente, più o meno impropriamente correlate a princìpi e concetti di tutt'altra provenienza e consistenza.
Il secondo strumento, per quanto strano possa apparire, è una lingua posta apparentemente agli antipodi di quella propriamente sacra agli Induisti, la quale nel nostro infinitamente ironico mondo-di-parole viene definita 'scrittura sacra', come "San-Scrito" e che pure deriva dal termine indo-ariano संस्कृतम् (saṃskṛtam) significante "perfezionato", o meglio "messo assieme, costruito, formato bene o completamente, raffinato, adornato, altamente elaborato" e "derivato dal radicale saṃ-skar- "mettere assieme comporre, arrangiare, preparare" (Wikipedia); questa lingua affatto profana, che si può considerare oggi la più parlata nel mondo Occidentale, la "Lingua degli affari" internazionale, è il moderno Inglese, una lingua germanica derivata dall'Olandese e contenente una infinità di terimini Francesi e latinismi; storicamente, è una lingua puramente bastarda. La mia personalissima ipotesi è che la lingua Inglese sia invece tutt'altro, e quella riguardante il significato multiplo di 'play' e la sua ovvia analogia essenziale con līlā sarebbe una prova lampante a sostegno di questa mia teoria, ma voglio evitare di confondere il lettore con i miei pensieri su un argomento già evidentemente complicato di per sè, presentando solo alcuni indizi raccolti in rete per introdurlo, a partire dai principi generali.
Voglio precisare inoltre per curiosità che la mia esistenza è stata in gran parte dedicata (o, si potrebbe dire, sacrificata) al mondo del cinema; la mia precoce ossessione per questa materia fu immensamente aggravata già in tenera età dalla suggestione televisiva, per cui il mio "hobby segreto" consisteva della sovrimpressione di un titolo qualunque agli eventi vissuti, cosa che rendeva anche la più terragna delle cronache degna d'esser perlomeno vista, in virtù della sua appartenenza a quel "mondo magico" e interamente artificiale del quale soltanto oggi sono in grado ri ri-conoscere l'origine archetipica, e il reale significato in relazione ai concetti di māyā e di līlā.
Il lemma wikipedico in Italiano di Līlā è tanto breve che lo incollo qui di seguito:
Il sostantivo femminile sanscrito līlā (devanāgarī: लीला) indica un "gioco", "distrazione", "passatempo", ma anche "grazia", "fascino" ma anche "mera apparenza", "simulazione".
In ambito induista esso sottintende la spontanea venuta ad essere (sṛṣṭi, "manifestazione") dell'universo e quindi della sua distruzione (pralaya, "dissolvimento") alla fine del kalpa ("eone")[4]:
(SA)
« na prayojanavattvāt
lokavat tu līlākaivalyam » | (IT)
« Egli non ha motivo di essere.
Allo stesso modo il mondo è semplicemente un suo gioco. » |
(Brahmasūtra II, 1, 32-33) |
Quindi a differenza delle religioni abramitiche la venuta ad essere del cosmo materiale non è frutto di un atto intenzionale, quanto piuttosto di un movimento libero, di un gioco divino, simile al getto di una fontana.
Secondo il vedāntin Nimbārka (XI-XII secolo) questa līlā si fonda sulla perfetta beatitudine (ānanda) del Bhagavat, sia nella sua manifestazione che nel suo dissolvimento.
Le sofferenze delle creature venute ad essere durante la manifestazione provocata dalla līlā divina vengono giustificate in base alla legge del karman.
La personificazione della līlā si manifesta nella dea Lalitā la cui forma è lo stesso cosmo.
Wikiquote NON contiene citazioni di o su līlā
e pertanto la traduzione del corrispondente lemma della versione Inglese di Wikiquote mi è parsa adeguata all'approccio del lettore di VerOrizzonte ad un concetto essenzialmente alieno rispetto alla logosfera cattolica, laddove il medium "didattico" neutrale, rappresentato dalla "antologia libera e multilingue di aforismi e citazioni" -con ogni sua limitazione- offre delle informazioni elementari e concise tratte da fonti autorevoli e autori di chiara fama; ma, come si può constatare immediatamente, il motivo della mia scelta non si limita a questo, e per quanto esso non apparirà subito chiaro al lettore non-anglofono, la sola traduzione del termine Inglese "play" posta in calce all'articolo come guida dovrebbe indirizzarlo alla comprensione di questo sofisticato "gioco di parole": vedremo infatti come la molteplicità dei significati dell'Inglese "(to) play" è pari a quella del Sanscrito līlā, principalmente nella indistinguibilità e inseparabilità dei significati relativi al sostantivo "recita" e al verbo "recitare", assieme a quelli di "gioco" e "giocare"; queste analogie non esistono ovviamente nella nostra lingua, in cui "recita" e "gioco" sono ben distinti per quanto, come si è concluso poc'anzi, in ogni lingua il 'gioco' collettivo prevede una assegnazione di ruoli che vale in ogni contesto ludico, da quello del calcio con i suoi propri ruoli specifici -come ogni sport di squadra- alla scelta del bianco o del nero negli scacchi, e come si è già detto prima già il puerile, sgrammaticato "facciamo che io ero il poliziotto e ti inseguivo" è di per sè il germe di un dramma, una sorta di gioco che più e più volte abbiamo vista tradotta nel linguaggio cinematografico e televisivo (in gran parte per opera degli "americani") come versioni moderne della messincena teatrale.
Esiste quindi una equivalenza semantica universale alla quale non corispondono semi, sememi o lessemi del lessico italico; nella Lingua Del Mistero che è la figlia più inconfondibile del Latino, dove non esistono parole univoche per definirlo, il concetto estremamente esotico di Līlā trova un medium paradossalmente efficace in una lingua germanica nella quale il concetto del 'gioco' equivale a quello della 'recita', e l'azione del giocare a quella del recitare. Troviamo inoltre una precisa corrispondenza del significato arcaico di "play" come "flirt", e finanche "rapporto sessuale" del quale è -nell'uso originale- sotttintesa la natura ludica, un aspetto importante della līlā indicato dall'"amoreggiare giocoso" tra Krishna e Radha descritto da Dasgupta, e dal concetto di "delizia" enfatizzato da Sri Aurobindo; per quanto līlā non abbia una specifica connotazione in questo ambito la sua ambiguità e implicita nel linguaggio d'origine, e trova una esatta traduzione nell'Inglese (dove è una forma arcaica per indicare l rapporto stesso) che non può esistere in Italiano, dove al contrario l'argomento riveste un ruolo maledettamente serio nella vita sociale.
E ancora, diversi significati del verbo Inglese to play nella forma transitiva come nell'intransitiva non riflettono le caratteristiche precipue della līlā, in primis l'azione di suonare uno strumento musicale, o riprodurre musica o altro, e per questo ho evitato di riportarne la traduzione qui, limitandomi alle nozioni fondamentali di cui sopra che dimostrano al lettore non-anglofono la stretta attinenza fra i due concetti riguardanti l'idea del "gioco come recita" e della "recita come gioco".
Sarà utile, prima di affrontare questo argomento nell'ambito particolare di questo post e in quello generale del blog, e nel nostro intero mondo-di-parole in cui gravitiamo Qui e Ora, approfittando di quegli aspetti paradossali della globalizzazione che oggi ci consentono l'accesso ad informazioni altrimenti escluse dalla logosfera misteriosa dell'Impero Cattolico, precisare l'intenzione del blogger nella condivisione delle stesse in virtù della loro relativa e inevitabile oscurità nel Belpaese; va da sè che la mera nozione della līlā avulsa dal contesto propriamente tradizionale in cui è nota dal principio dei tempi, così come del resto ogni altro concetto delle dottrine Orientali traslato nella nostra logosfera, può apparire essenzialmente inutile, da che si presume che lo studioso della materia non possieda il background culturale necessario alla comprensione e alla concettualizzazione di una data informazione, il quale gli permetta per così dire di prenderne coscienza, di farlo proprio per sviluppare una reale consapevolezza ed elaborare pensieri indipendenti sulla base della conoscenza acquisita nel processo. Al contrario, come ho già ripetuto spesso, confido nel nostro buon vecchio nous, nella intuizione istintiva che è propria dell'essere umano in sè, al di là di ogni sua qualità individuale ancor prima che sociale, e che riferito al principio ludico della līlā rispecchia la nostra realtà come possibilità di RI-conoscere il Tutto e ogni cosa ri-conoscendo noi stessi nel ruolo particolare della "recita cosmica" definita da questo concetto; questa, ritengo, è una strategia d'approccio valida per ri-conoscere il principio assoluto dell'Uno, dell'origine indifferenziata dell'essere, distinto da ogni "principio particolare" rappresentato dall'ideale divino espresso in ogni possibile contesto mitologico, spiritualistico, dottrinale e religioso nel corso della storia, presso ogni civiltà nota.
Dunque, che il lettore di VerOrizzonte, blog dedicato alla Questione Più Fondamentale Di Tutte per il terricolo, sia interessato -suo malgrado, o per suo diletto- Da questa mia attività del ri-conoscere Tutto così come ha saputo dapprima ri-conoscere la Realtà Geocentrica e l'universo di bugie che soggiace alla Teoria Eliocentrica accettata come verità dogmatica nella logosfera cattolica; alla domanda "dove siamo" la risposta contempla in sè quella per il dilemma più grande, del "chi siamo". Il concetto di māyā, derivato da 'energia creativa' e degradato nel tempo in quello di mera illusione, non può che ingannarci e illuderci ulteriormente per la sua propria natura, e la nostra, in un gioco di specchi interminabile che nel contempo rivela l'origine del nostro ruolo nella Recita e lo rende indefinito e indefinibile nella sua essenza; la più Grande illusione di māyā si è quella della sua propria incomprensibilità, rispetto alla natura sensuale e alla sfera intellettuale propria dell'Uomo (che nel mito storico è rappresentato dal Buddha, figlio di Maya, e dal Cristo, figlio di "Maria") soggette entrambe alla inesorabile illusorietà della manifestazione, mentre nella conoscenza di līlā si intravvede il barlume di speranza che potrebbe, attraverso la mera volontà di (RI)conoscere, condurre il savio lettore ad una forma di evoluzione rivoluzionaria e liberatoria del proprio pensiero.
Tutto è sottomesso all'incanto di māyā, come scrive Teun Goudriaan:
"Tutta la vita umana è un gioco¹ della sconcertante presentazione di māyā. Le donne terrene non sono altra cosa se non una incarnazione del Dio Camuffato." [...] "Persino gli dèi sono avviluppati in māyā."
(Māyā Divine and Human: A Study of Magic and its Religious Foundations in Sanskrit Texts, with Particular Attention to a Fragment on Viṣṇu's Māyā Preserved in Bali - Pag. 44)
Māyā è quindi il mezzo, creativo E illusorio, attraverso il quale prende forma ogni cosa e tutto, uno e ognuno, nella messinscena cosmica chiamata līlā.
E ancora, diversi significati del verbo Inglese to play nella forma transitiva come nell'intransitiva non riflettono le caratteristiche precipue della līlā, in primis l'azione di suonare uno strumento musicale, o riprodurre musica o altro, e per questo ho evitato di riportarne la traduzione qui, limitandomi alle nozioni fondamentali di cui sopra che dimostrano al lettore non-anglofono la stretta attinenza fra i due concetti riguardanti l'idea del "gioco come recita" e della "recita come gioco".
Sarà utile, prima di affrontare questo argomento nell'ambito particolare di questo post e in quello generale del blog, e nel nostro intero mondo-di-parole in cui gravitiamo Qui e Ora, approfittando di quegli aspetti paradossali della globalizzazione che oggi ci consentono l'accesso ad informazioni altrimenti escluse dalla logosfera misteriosa dell'Impero Cattolico, precisare l'intenzione del blogger nella condivisione delle stesse in virtù della loro relativa e inevitabile oscurità nel Belpaese; va da sè che la mera nozione della līlā avulsa dal contesto propriamente tradizionale in cui è nota dal principio dei tempi, così come del resto ogni altro concetto delle dottrine Orientali traslato nella nostra logosfera, può apparire essenzialmente inutile, da che si presume che lo studioso della materia non possieda il background culturale necessario alla comprensione e alla concettualizzazione di una data informazione, il quale gli permetta per così dire di prenderne coscienza, di farlo proprio per sviluppare una reale consapevolezza ed elaborare pensieri indipendenti sulla base della conoscenza acquisita nel processo. Al contrario, come ho già ripetuto spesso, confido nel nostro buon vecchio nous, nella intuizione istintiva che è propria dell'essere umano in sè, al di là di ogni sua qualità individuale ancor prima che sociale, e che riferito al principio ludico della līlā rispecchia la nostra realtà come possibilità di RI-conoscere il Tutto e ogni cosa ri-conoscendo noi stessi nel ruolo particolare della "recita cosmica" definita da questo concetto; questa, ritengo, è una strategia d'approccio valida per ri-conoscere il principio assoluto dell'Uno, dell'origine indifferenziata dell'essere, distinto da ogni "principio particolare" rappresentato dall'ideale divino espresso in ogni possibile contesto mitologico, spiritualistico, dottrinale e religioso nel corso della storia, presso ogni civiltà nota.
Dunque, che il lettore di VerOrizzonte, blog dedicato alla Questione Più Fondamentale Di Tutte per il terricolo, sia interessato -suo malgrado, o per suo diletto- Da questa mia attività del ri-conoscere Tutto così come ha saputo dapprima ri-conoscere la Realtà Geocentrica e l'universo di bugie che soggiace alla Teoria Eliocentrica accettata come verità dogmatica nella logosfera cattolica; alla domanda "dove siamo" la risposta contempla in sè quella per il dilemma più grande, del "chi siamo". Il concetto di māyā, derivato da 'energia creativa' e degradato nel tempo in quello di mera illusione, non può che ingannarci e illuderci ulteriormente per la sua propria natura, e la nostra, in un gioco di specchi interminabile che nel contempo rivela l'origine del nostro ruolo nella Recita e lo rende indefinito e indefinibile nella sua essenza; la più Grande illusione di māyā si è quella della sua propria incomprensibilità, rispetto alla natura sensuale e alla sfera intellettuale propria dell'Uomo (che nel mito storico è rappresentato dal Buddha, figlio di Maya, e dal Cristo, figlio di "Maria") soggette entrambe alla inesorabile illusorietà della manifestazione, mentre nella conoscenza di līlā si intravvede il barlume di speranza che potrebbe, attraverso la mera volontà di (RI)conoscere, condurre il savio lettore ad una forma di evoluzione rivoluzionaria e liberatoria del proprio pensiero.
Tutto è sottomesso all'incanto di māyā, come scrive Teun Goudriaan:
"Tutta la vita umana è un gioco¹ della sconcertante presentazione di māyā. Le donne terrene non sono altra cosa se non una incarnazione del Dio Camuffato." [...] "Persino gli dèi sono avviluppati in māyā."
(Māyā Divine and Human: A Study of Magic and its Religious Foundations in Sanskrit Texts, with Particular Attention to a Fragment on Viṣṇu's Māyā Preserved in Bali - Pag. 44)
Māyā è quindi il mezzo, creativo E illusorio, attraverso il quale prende forma ogni cosa e tutto, uno e ognuno, nella messinscena cosmica chiamata līlā.
Lila (Induismo)
Lila (Sanscrito: लीला, IAST līlā) o Leela, come molte parole Sanscrite non può essere letteralmente traslato in Inglese ma si può tradurre approssimativamente come "play"¹ (sostantivo).
E' comune tanto nelle scuole filosofiche dualistiche quanto nelle non-dualistiche, ma differisce marcatamente in ognuna. All'interno del non-dualismo, Lila è un modo di descrivere tutta la realtà, compreso il cosmo, come il risultato del gioco creativo dell'assoluto divino (Brahman).
Citazioni
Il termine lila significa ogni cosa dallo sport, al flirt, al gioco alla gestualità languida o amorosa di una donna.
V.S. Apte (1965), citato in Lila - The Nature of Divine Play According to Integral Advaita, di Sri Aurobindo, pag. 68:
La lenta nascita auto-manifesta di Dio nella Materia è lo scopo della Lila terrestre.
(Sri Aurobindo, citato da A. Ghose (1997), in "Sri Aurobindo’s Lila - The Nature of Divine Play According to Integral Advaita", pag. 68)
Lo scopo della creazione, è lila. Il concetto di lila sfugge a tutte le difficoltà tradizionali nell'assegnare uno scopo al ceatore. Lila è uno scopo senza scopo, uno straripamento naturale, una auto-manifestazione spontanea del Divino. Il concetto di lila, ancora, enfatizza il ruolo della delizia nella creazione. Il concetto di Prakriti e Maya falliscono nello spiegare l'aspetto gioioso del Divino. Se il mondo è manifestazione della Forza di Satcitananda, il dispiegarsi dell'esistenza e della coscienza, il suo scopo non può essere altro che delizia. Lila, il gioco, la gioia infantile, la gioia del poeta, la gioia dell'attore, la gioia del meccanico, dell'anima delle cose eternamente giovani, perpetuamente inesauribili, che crea e ricrea Sè Stesso in Sè Stesso per la assoluta gioia di quella auto-creazione, di quella auto-rappresentazione, Sè stesso il gioco, Sè stesso il giocatore, Sè stesso il campo da gioco
Sri Aurobindo, in Sri Aurobindo's Philosophy of Social Development, pp-39-40
Tutto esiste qui, senza dubbio, per la delizia dell'esistenza, tutto è un gioco o Lila: ma anche un gioco porta dentro di sè un oggetto da ottenere e senza il completamento di quell'oggetto non ci sarebbe completezza del significato.
Sri Aurobindo, citato da A. Ghose (2009), in “Sri Aurobindo’s Lila - The Nature of Divine Play According to Integral Advaita”, pag. 73
Il mondo, come Dio l'ha fatto, non è un rigido esercizio di logica ma, come una melodia musicale una infinita armonia di molte diversità, e la sua propria esistenza, essendo libera e assoluta, non può essere definita logicamente... Maya è una realizzazione, una di quelle importanti esaltata in modo esagerato da Shankara a causa della sua più vivida esperienza. Per te stesso lascia il mondo* per un uso subordinato e concentrati piuttosto sull'idea di Lila, una parola più profonda e più penetrante di Maya. Lila include l'idea di Maya e la supera.
Sri Aurobindo, citato da A. Ghose (2009), in “Sri Aurobindo’s Lila - The Nature of Divine Play According to Integral Advaita”, pag. 73
[*SIC -- nella citazione compare il termine "WORLD" -mondo- anzichè "WORD" -parola- che è il termine esatto in questo contesto come possiamo assumere dal resto della frase; ho tradotto intenzionalmente questo refuso di Wikiquote, per ricordare ancora una volta che viviamo in mondo di parole, e che nella lingua Inglese la lettera "L" è tutto ciò che distingue il "mondo" dalla "parola")
Brahaman è pieno di tutte le perfezioni. E dire che Brahman ha qualche scopo nel creare il mondo significherebbe che esso vorrebbe ottenere attraverso il processo della creazione qualcosa che non possiede.
E ciò è impossibile. Pertanto, non può esistere uno scopo di Brahman nel creare il mondo. Il mondo è una mera creazione spontanea di Brahman. Esso è Lila, o lo sport di Brahman. Esso è creato dalla Gioia, con la Gioia e per la Gioia. Lila indica una attività sportiva spontanea di Brahman distinta da uno sforzo volizionale di auto-coscienza. Il concetto di Lila significa libertà distinta da uno [Auto-cosciente] sforzo di volizione.
Sri Aurobindo, in The Integral Advaitism of Sri Aurobindo p. 187
[...]
Questa eterna lila è la verità eterna e, pertanto, è questa eterna lila -l'amoreggiare giocoso di Radha e Krishna, che i poeti del Vaishnava desideravano di godere. Se analizziamo il Gitagovinda di Jayadeva non troveremo neppure una singola affermazione che dimostri il desiderio del poeta di unirsi con Krishna come fece Radha - egli decanta soltanto le lodi della lila di Radha e Krishna e brama l'occasione di poter dare un'occhiata nella lila divina, e questa occhiata nella lila divina è la più grande conquista spirituale che i poeti potessero immaginare.
Gautam Dasgupta (1976:125-26), citato da Wimal Dissanayake in Narratives of Agency: Self-making in China, India, and Japan, p. 132
Le tradizioni popolari di Benara [comunque], tendono ad associare l'intero mese di Kartik con gli episodi rasa lila. Partecipando al Kartik puja, le donne Induiste si esibiscono sulle sponde del Fiume Gange durante l'intero mese, considerandolo una versione del rasa lila trasfigurato in una forma appropriata ad una donna umana, e messo in scena ogni anno come celebrazione degli antichi tempi del rasa lila terreno.
Gavin Flood, in The Blackwell Companion to Hinduism (17 Aprile 2008), pag. 333
Dunque, è tutto ciò che l'Induismo chiama il Suo sport ——Lila, o chiama un' illusione —Maya.
Gandhiji diede questa visione nel senso di Vaishanavas, il senso di Lila o sport,
in Betrayal of Gandhi (2010), pag. 46
..Esser vigorosamente e devotamente coinvolti nel Ramlila per un mese è fare un'escursione al di fuori dello spazio e del tempo ordinari. Il Ramcharitmanas, assieme con l'Induismo devozionale più popolare, insegna che l'universo è lila, o "play", che in sanscrito come in Inglese significa sia "dramma" che "gioco". L'idea di Lila è strettamente imparentata con quella di maya, la quale potremmo dire qui si riferisce all'illusorio e transeunte mondo delle forme. Io credo che il Ramilla sia costruito in tal modo da produrre una reale esperienza del mondo come lila o maya.
Paul Hess, in The Life of Hinduism (4 Dicembre 2006), pag. 124
Maya e Lila rispondono alle domande 'come' e 'perchè' riguardo al mondo. Alla domanda ‘perchè’ la creazione? La risposta è ‘Lila’ e alla domanda ‘come’ la creazione la risposta è attraverso Maya. Malgrado queste risposte Vedantiche apparentemente simili a queste domande, Sri Aurobindo non le concepisce esattamente alla maniera dei Vedanta ma nella sua propria maniera.
Basant Kumar Lal (1978), in Contemporary Indian Philosophy, Pag.172
Il Ram Lila a Ramnagar, il forte che è dimora dei re di Benares, è il più famoso e tradizionale di tutti questi Ram Lila. Il Ramnagar Lila iniziò con il patrocinio della famiglia reale, e la recita annuale è la più vecchia, più tradizionale e più importante Ram Lila di Benares.
James G. Lochtefeld, in The Illustrated Encyclopedia of Hinduism: N-Z (2002), pag. 651
Lila, come concetto che definisce "play¹, è applicato nella maggior parte del pensiero Indiano, sia spirituale che secolare.
Matthew W. Morey, in “Sri Aurobindo’s Lila - The Nature of Divine Play According to Integral Advaita”, pag. 68
Chiaramente non riservato strettamente allo spirituale, lila è nondimeno impiegato come una giustificazione per il mistero dell'esistenza in varie religioni Indiane. A seconda del sistema spirituale che definisce il termine, lila denota una recita [o gioco, etc. -- ndt] la cui natura corrisponde alle credenze epistemologiche fondamentali della tradizione in questione. Dunque il tenore della definizione di lila offre un punto di vista unico per ogni tradizione spirituale che utilizza il termine.
Matthew W. Morey, in “Sri Aurobindo’s Lila - The Nature of Divine Play According to Integral Advaita”, pag. 68
Questa attività creative del Divino è chiamata lila, il "play¹" di Dio, e il mondo è visto come il palcoscenico del play¹ divino.
Nostradamus, in Hindu Destiny in Nostradamus, Volume 1 (1986), pag. 172
L'espansione (cioè la proiezione) e la concentrazione (cioè la dissoluzione) dell'universo sono chiamati lila (lo sport divino) nelle scritture Induiste. In questo play¹ divino, l'Uno diviene molti e i molti ritornano all'Uno in un modo ritmico senza fine.
Bansi Pandit, in Explore Hinduism (1 Gennaio 2005), pag. 57
Lila (pronounciato Leela) è il play¹ della creazione. Per la coscienza risvegliata, l'intero universo, con le sue gioie e i suoi dispiaceri, piaceri e dolori, appare come un gioco, uno sport o un dramma divino. E' un play¹ in cui la Coscienza interpreta tutti i ruoli. In questo senso il lila della Madre Divina, l'universo fisico, è “una magione di contentezza”.
Ramakrishna, in Selections from The Gospel of Sri Ramakrishna (2005), pag. 130
Per tutte queste diversità, il nucleo della spiritualità dell'India Orientale è l'Induismo, specialmente per come rivelato nella nozione di lila,o play¹. L'intero cosmo è una lila, una danza di energia, un dramma messo in scena da Brahman, l'Assoluto. I lila sono anche specifiche celebrazioni.
Milla Cozart Riggio, in Carnival: Culture in Action : the Trinidad Experience (14 October 2004) , pag. 76
1)
Definizione di play
- 1a : Gara di schermab arcaico : Gioco, sportc : lo svolgimento, corso o azione di un giocod : un particolare atto o manovra in un gioco come (1) : l'azione durante un tentativo di avanzamento nel calcio (2) : l'azione in cui un giocatore viene messo fuori nel baseballe : l'azione in cui le carte sono giocate dopo le scommesse in un gioco di carte f : lo spostamento di un pezzo in un gioco da tavolo (come gli scacchi)g : il turno di qualcuno in un gioco <it's your play>
- 3a : attività ricreativa, specialmente : l'attività spontenea dei bambinib : assenza di intenti seri o dannosi : jestc : l'atto o un'istanza in un gioco con parole o suoni parlatid : Gioco d'azzardo
- 4a (1) : un atto, metodo o maniera di procedere: manovra (2) : affare, impresa rischiosab (1) : stato dell'essere attivo, operativo o rilevante (2) : movimento veloce o brusco, irregolare o leggero (3) : moto libero o senza ostacoli (come nella parte di una macchina) ; inoltre : la lunghezza o misura di tale moto (4) : proposito o opportunità di azione (5) : funzione di un congegno elettronico che permette ad una registrazione di essere riprodotta
- 5: enfasi o pubblicità, specialmente nei notiziari
- 6: un movimento o serie di movimenti calcolati per suscitare sentimenti amichevoli —usato solitamente con fare [corrispondente all'Italiano "fare" o "reggere" il gioco di qualcuno, ndt]
- 7a : la rappresentazione sul palcoscenico di un'azione o di una storia b : una composizione drammatica : Dramma
(http://www.merriam-webster.com/dictionary/play)
Solo una veloce annotazione riguardante la "proteina narcotica" meglio conosciuta come frumento, definito giustamente da te "il nostro oppio quotidiano".
RispondiEliminaMi ricordo che da piccolo non mi piaceva il pane, quindi non lo affiancavo agli altri alimenti del pasto, come di regola facevano tutti e regolarmente venivo sgridato per questo dai miei famigliari, in primis mio nonno, il quale, avendo fatto la guerra, si ricordava di come si soffriva la fame per la mancanza di questo (per lui) irrinunciabile "alimento". Nella sua concezione, era segno di snobismo non mangiare il pane, perché consumare qualsiasi altra pietanza senza, significava saziarsi meno e quindi se ne mangiava di più, cioè più spreco e più spesa!
Oggi non posso dire che non mi piace il pane (e affini - pasta, pizza, focaccia ecc. ecc.) ma l'ho comunque bandito dalla mia tavola.....durante la settimana.
In quanto (quasi)ex tossico di prodotti da forno, per il momento ho stabilito il seguente compromesso: alimentazione totalmente crudista durante la settimana, cioè frullati, frutta fresca (a volte qualche noce) e insalatone miste la sera (senza sale). Il sabato sera invece FESTA DELL'AUTOLESIONISMO: cena cotta, vegana ma cotta, quindi pasta, pizza, risotti, seitan, tofu e chi più ne ha più ne metta (per questo sabato c'è in programma la paella vegan =) ). Lo so, lo so, non è bene, ma purtroppo ancora non riesco a rinunciare del tutto. Il fatto poi di essere circondato quotidianamente da profumi e fragranze artificiali di ogni tipo, rende l'esercizio di forza di volontà ancora più provante.
Almeno però, posso dire che quando mi tuffo il sabato sera nel regno del peccato di gola, ci tengo che tutto sia assolutamente fatto in casa, nulla di preconfezionato, compreso il pane.
Un passo alla volta, non ho fretta, so per esperienza che forzare i tempi è controproducente. Anni fa non avrei immaginato di arrivare a questo punto, quindi vado avanti. Il mio obiettivo rimane sempre l'alimentazione pranica e ci riuscirò quando sarò pronto.
Per quanto riguarda il resto dell'articolo, non ho nulla da commentare in quanto totalmente ignorante in materia, però l'ho trovato enormemente interessante, anzi, mi stai facendo appassionare alla mitologia Indiana e comincio a sospettare che li ci sia TUTTO, tutta la verità su chi siamo, da dove veniamo e soprattutto DOVE viviamo. Quindi grazie per questo ennesimo lavoro di divulgazione.
Buona giornata.
Dario
MOLTO probabilmente ai tempi di tuo nonno il grano "Creso" ottenuto (con un bombardamento di raggi gamma!) dal frumento "Senatore Cappelli" negli anni '60 non esisteva; oggi le altre varietà di frumento sono più o meno introvabili, e sono ben pochi quelli che ci fanno pasta e pane.. (ho trovato qualcosa su internet, ma non è quella che considero una alternativa valida, soprattutto per le mie tasche) -- Un'alimentazione perlopiù crudista come la tua ti protegge dalle conseguenze di ogni 'peccato di gola' possibile e immaginabile; anch'io faccio volentieri a meno di certa robaccia per quanto possibile, ma so che (volendo) potrei permettermi qualunque diversivo, cadaveri & affini a parte..
EliminaPer il resto, non è possibile insistere all'infinito sulla Questione Più Fondamentale, quindi nelle prossime "puntate" -scusa il gioco di parole- troverai "pane per i tuoi denti".. buon appetito!
GrandiFunghi sulla GrandePalla...
RispondiEliminahttp://heiwaco.tripod.com/bomb.htm
Tra i miei "preferiti" di Youtube c'è il documentario di Mr. Dubay (autore delle "200 proofs Earth is NOT a spinning ball", che ho tradotto in questo blog) https://www.youtube.com/watch?v=sULjMjK5lCI a titolo "Nuclear Hoax - Nukes Do Not Exist!" .. Ho carezzata spesso l'idea di farne un post, ma in un modo o nell'altro ho sempre trovato "di meglio" di cui scrivere; non che consideri la questione di poca importanza, ma vorrei anche scrivere di altri Maiuscole Truffe come quella dei "dinosauri", del "carb-non-fossile", degli "ufo" (che ho menzionati qua e là) etc. così che mi si possa considerare un vero "teorico del complotto" in piena regola; come puoi vedere dai miei ultimi articoli tendo ad ampliare La Questione Più Fondamentale --seguendo il mio originale moto gnostico-- verso aspetti più 'metafisici', e meno 'fisici' di questa Messinscena Cosmica. Sicuramente un titolo-ad-effetto come "Guerre atomiche al tempo degli dèi" potrebbe catturare l'attenzione del lettore... ;) Ti ringrazio quindi per il link, lo terrò da conto; tradurre una simile pagina enciclopedica sarebbe una bella impresa, ma del resto sono un neo-geocentrista.. non si sa mai.. Di nuovo grazie, a presto
RispondiEliminaVero, quelle pagine sono quasi in-traducibili o in-comprensibili, almeno per il lettore medio.
EliminaForse questa esposizione, meno tecnica di quella dell'ingegnere navale svedese (il quale, detto per inciso, non "crede" nemmeno ai viaggi spaziali ed ad altre simili amenità), potrebbe facilitare la formazione di una diversa opinione su alcuni fatti basilari relativi a questo argomento nella presenza generale del lettore: http://www.cluesforum.info/viewtopic.php?f=28&t=476&sid=51bfd83f0d2c09446f50f5433148a3b4
Grazie a te