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martedì 11 ottobre 2016

Avanzi d'Estate




Come ho accennato in uno dei primi articoli, il punto di passaggio tra il mio lungo percorso gnostico e La Questione Più Fondamentale trattata in VerOrizzonte è stato segnato da una serie estrememamente interessante di articoli su theancientsacredmysteries.com a titolo "The soul in amenta" (L'anima nell'amenta) la cui peculiarità paradossale, per il ricercatore gnostico, è la natura marcatamente cristiana dell'opera, firmata da un Rev. Craig Lyons Ms.D., D.D., M.Div.; gli articoli sono tutt'ora accessibili online a partire dal primo, QUI 
-- gli stessi articoli sono disponibili anche QUI

Ovviamente, un parroco qualunque non avrebbe mai nemmeno pensato di affrontare apertamente argomenti controversi come "le "Radici Giudaiche" dei primi secoli della "Cristianità Giudea" e i problemi linguistici nelle traduzioni dei testi sacri, l'assenza di una figura messianica nella religione ebraica, ovvero nella logosfera religiosa da cui sorse la cristianità, etc., etc.
Pertanto, il mio particolare interesse per l'argomento, seppure affrontato da un autore che non può rinnegare il dogma a cui deve il proprio titolo, è parzialmente giustificato dalla peculiarità del personaggio stesso, e del resto abbiamo appreso nel corso di questo blog non c'è maestro migliore per un neo-geocentrista dell'eliocentrista coatto, da che bastano tutte le Grandi Palle di cui si compone il suo universo teorico a comprovare con sufficienti evidenze la inamovibile Realtà Geocentrica Rispetto alla assurda teoria Eliocentrica. Tutti gli autori gnostici dell'antichità provenivano da un ambiente religioso, e per questo ne sapevano abbastanza da svergonare ogni istituzione religiosa, rivelandone la natura essenzialmente ingannevole; le informazioni del Rev. Lyons sono, come ho detto e ripeto, di estremo interesse, per quanto la loro lettura abbia provocata in me una sorta di malessere intellettuale che l'ha dapprima rallentata, impedendomi poi di proseguire oltre il capitolo IX.

Mi limiterò a fare un paragone grossolano, quanto inevitabile, con l'"inferno" della logosfera cristiana; questa è la suddivisione che troviamo in Genesi: 1,1, tra il "cielo" e la "terra"; lo spirito intangibile, insensibile, eterico, e la materia bruta, grave e grossolana. Non c'è altro, se non nella nostra mente, da che la nostra mente è ciò che unisce e separa la realtà "spirituale" o "psichica" e la
illusione materiale, in modo generalmente incomprensibile per l'essere umano. Il 'trucco' è tutto qui; l'unico problema è che la nostra mente imprigionata nella materia non è in grado di ri-conoscere quest'ultima come illusione, e pertanto il "mistero" corrisponde alla nostra stessa "realtà".

Nei termini inevitabilmente vaghi e approssimativi che ci sono concessi, adeguati ai nostri apparati pensanti, tutto ciò che non è fisico è metafisico, e solo di questa "dualità" consiste il nostro essere; in termini più essenziali, per quanto risultino ambigui nella logosfera cattolica, diremo il "creato" e l'
"increato".
Vale la pena di notare che 'amenta' è un termine molto simile al nostro "mente", con cui è possibile definire l'infinità dell'universo umano così come ogni sua particola; anche se si tratta di una "mente aperta", è comunque ristretta ai confini individuali fintanto che il pensiero non trascende, superandoli, ma così facendo si passa dal pensiero "logico" relativo al mondo fisico a quello "astratto" della metafisica, con ogni possibile conseguenza o sviluppo di ordine 'spirituale'.

Lo stesso Lyons assimila il concetto dell'amenta a quello del Kur descritto nella discesa di Inanna, in questa sorta di "oltretomba" che si trova oltre le simboliche sette porte corrispondenti, come si è visto, ai "sette cieli" della cosmologia tradizionale. Possibilmente, esiste anche una precisa corrispondenza geografica di questo luogo su un modello geocentrico, che possiamo dedurre esterno rispetto al Circolo Antartico e ai "pilastri del cielo" che sostengono la "vòlta celeste"; riguardo la sua effettiva locazione, se non altro, possiamo escludere l'intero universo di Palle Rotanti e di "stelle
lontane" che in genere viene tirato in ballo dagli studiosi, ma per restringere ulteriormente il campo bisognerebbe dedicarsi all'egittologia partendo dai geoglifici, cosa che al momento non mi attrae particolarmente. 
Amenta per gli Egizi era il luogo dove tramonta il sole, e pertanto esso corrisponde al concetto di "luogo della morte" così come nella lingua Latina da cui derivò l'Italiano il verbo 'uccidere' proviene da Occidere, cioè andare all'Ovest;  inevitabile ricordare che da amenta è verosimilmente derivato il 'nostro' amen, che del resto è molto simile ad una translitterazione di AMN -in genere "Amon" in Italiano. Quale sia la effettiva relazione tra i due nomi, è parte del "mistero". 
La mia intuizione è che con questo termine si definisse un luogo reale, ovvero posto in un punto di questo Piano Terrestre che tuttavia non è possibile raggiungere "in vita", che in fondo è un condizione particolare della nostra "mente", ovvero un particolare stato vibrazionale dell'energia di cui siamo composti; per questo i confini dei ghiacci Antartici rappresentano un ostacolo di proporzioni inimmaginabili, e ci separano da un 'mistero' ben più grande di quello strettamente "geografico".

Secondo Crystalinks.com il simbolo di Amenta "rappresenta l'oltretomba o Terra dei Morti. Originariamente rappresentava l'orizzonte al tramonto. Più tardi, divenne il simbolo della riva occidentale del Nilo, dove il sole tramontava, e dove pure gli Egiziani seppellivano tradizionalmente i loro morti." (Trad. mia)
www.crystalinks.com

Il simbolo dello Djew descritto da Crystalink:
"D. che significa montagna; il simbolo suggerisce due picchi con la valle del Nilo nel mezzo. Gli Egiziani credevano che ci fosse una catena montuosa che sorreggeva i cieli. Questa elevazione aveva due cime, quella occidentale era chiamata Manu, mentre quella orientale era chiamata Bakhu. Era su queste due cime che erano posati i cieli. Ogni cima di questa catena montuosa era sorvegliata da una divinità leonina, il cui compito era di proteggere il sole quando sorgeva e tramontava. La montagna era anche il simbolo della tomba e dell'aldilà, probabilmente perchè molte tombe Egiziane erano posizionate sugli altipiani al confine con la valle del Nilo. In alcuni testi troviamo Anubi, il guardiano della tomba a cui ci si riferisce come a "colui il quale è sulla sua montagna." A volte troviamo Hathor con gli attributi di una deità dell'oltretomba, e allora essa è chiamata "Signora della Necropoli." Viene rappresentata con la testa di una vacca che si protende dal fianco di una montagna."

www.crystalinks.com

Notiamo in questo caso la corrispondenza con la simbologia biblico-massonica dei due pilastri sull'entrata, Boaz e Jachin, i quali sostengono la cupola del tempio di Re Salomone, il "microcosmo" architettonico.

Ho appena scovato online questo libro di Gerald Massey a titolo "Ancient Egypt The Light Of The World" (Antico Egitto La Luce Del Mondo) in cui il termine "amenta" compare ben 1352 volte (compresi i fund-amenta-l!)
a pag. 31 leggiamo:
"L'incontro del Sole e della Luna nell'Amenta era mensile: una volta ogni ventotto giorni, come riportato nel calendario il quale, per motivi mistici, contava 13 Lune ogni anno." 

(si noti che nella sua opera Lyons menziona alcune tradizioni Gaeliche, Irlandesi e Scozzesi, che rimandano alla possibile 'dislocazione' dello scenario storico-mitologico Egiziano sostenuta da alcuni 'revisionisti storici' secondo i quali la presunta tradizione esoterica dell'antico Egitto fu creata e diffusa dai druidi, e non viceversa)

a pag. 127:
"...il tono scuro e il tono chiaro, le prime due anime delle sette nel Rituale. Questi, secondo gli Egizi, sono due dei sette elementi dai quali l'anima imperitura e la personalità totale dell'uomo è infine ricostituita nell'Amenta dopo la morte. Esse sono la tonalità scura chiamata Khabsu, e la tonalità chiara chiamata Sahu."

(La loggia bianca e la loggia nera, di memoria "atlantidea", e tuttora presenti nella logosfera massonica)

pag.129:
"Il richiamo proveniva da Ra, dall'altro lato dell'acqua, ad Osiride nell'oscurità dell'Amenta - ovvero da Ra come spirito bianco ad Osiride il nero nell'escatologia."

di nuovo sulla "eredità misteriosa" della religione cristiana, e le origini "pagane" del battesimo, a pag. 131:
"Dunque Osiride impersona l'elemento dell'acqua come colui che è privo di coste. Egli è definito come l'acqua del rinnovamento. Il suo trono in cielo, e Amenta è bilanciato sulle acque. [SIC] Quindi l'elemento primario del nutrimento ha dal primo all'ultimo luogo con le origini-radici della vita nell'acqua "

[SIC!]. La nascita dall'elemento acqueo era rappresentata nei misteri dell'Amenta dalla rinascita in spirito dall'acqua del battesimo. E' come da una nascita dell'acqua che il figlio-Horus chiama sè stesso il potere primario del movimento. 

p.152.
"Il Libro Egiziano dei Morti è basato sulla resurrezione dell'anima nell'Amenta e il suo possibile ritorno temporaneo sulla terra, per alcuni scopi particolari, come doppio o spirito. Il deceduto nell'Amenta prega che possa emergere dal mondo dei morti per rivisitare la terra" (Rit., ch. 7 I).

e ancora:

"Quelli che chiamiamo "i morti" erano per loro i veri viventi in forme sovrumane che possedevano poteri sovrumani. L'Amenta Egizio è la terra dei sempre-vivi."

p.189:
"La fondazione dell'Amenta stesso è ancora da definire. E' [P. 190] soglia tangibile sull'Altro Mondo, la terra segreta ma solida dell'eternità che fu aperta da Ptah quando egli e i suoi sette Khnemmu eressero il pilastro Tat che fu fondato nel solstizio invernale come figura di una stabilità che doveva essere eterna. Nel mito il Tat è un tipo di sole del solstizio invernale che ha il potere di ritornare dal punto più basso della profondità completando così la strada eterna. Nell'escatologia è il dio nella persona di Ptah-Sekeri o Osiride, la colonna vertebrale e il supporto dell'universo.
Horus che erige il Tat a Sekhem sollevava Osiride dal sepolcro, il padre ri-eretto come figlio nella tipica resurrezione e continuità dello spirito umano nell'aldilà."


Vale la pena di tradurre per il mio lettore questo passo del libro IV, "Il libro Egiziano dei morti e i misteri di Amenta", da che in poche righe qui si riassumono perfettamente le ovvie analogie fra il mito Egizio di Osiride e quello del messia giudeo-cristiano ma "alla rovescia", dove in luogo di una 
religione ispirata all'immortalità abbiamo un culto fondato sul mito della morte; che è soltanto un Altro Punto Di Vista, ma tanto compatibile quanto la morte lo è per la vita:

 "Non c'è morte nella religione Osiriana, solo decadenza e cambiamento, e rinnovamento periodico; solo l'evoluzione e la trasformazione nel dominio della materia e la transustanziazione nello spirito. Nella così-detta morte di Osiride è la sua rinascita, non la morte, esattamente lo stesso come nei 
cambiamenti di natura esterna. Al termine del giorno l'astro solare discese e lasciò il dio sole a guardare vuotamente nel buio della morte. Taht il dio luna lo incontrò nell'Amenta con l'occhio di Horus come luce per illuminare le tenebre del mondo sotterraneo. Nel compimento dell'anno, il terzo giorno la luce fu generata dal rinnovarsi della luna. Quindi Osiride sorse ancora, e una dottrina della resurrezione del terzo giorno fu ereditata dall' escatologia. Il sole affondato fu sepolto come un corpo (o mummia) nell'aldilà di Amenta. Quando risorse all'alba era stato trasformato in un'anima, una suprema anima elementale, che precedette il dio in spirito." (Op.cit. p. 188)

>>V. Genesi, 1, 1

Così, dopo essermi trovato in accordo con le brillanti intuizioni di Mr. Lyons, per cui la dimensione 'inferna', la più bassa vibrazione che causa la "creazione" della materia, corrisponderebbe a questo "mondo", mi sono trovato a considerare la natura di quest'ultimo, AL DI LA' della natura  propriamente grossolana, e nella natura "cosmica" -ovvero, "ordinata"- della geometria frattale che costituisce il Grande Disegno, matematicamente esatto, di ogni cosa e Tutto. E questa è una motivazione valida per il neo-geocentrista, che elude la mera curiosità e la sete di conoscenza, avendo ri-conosciuto logicamente, nella ineffabilità della geometria frattale il principio dell'Uno, il numero singolo da cui procede ogni numero possibile; è ben altra cosa l'assoggettamento al dogma e alla "retroingegneria mentale" per poter ri-conoscere tale principio manifesto in natura a partire dall'illusione dell'"ego", il nostro "PoV" o punto-di-vista singolare sul Grande Set Terreno.

Così, dopo i decenni trascorsi letteralmente nell'ombra, edotto soltanto sull'oscurità dei misteri iniqui propri della nostra logosfera, e inconsapevole di quelli rivelati naturalmente dalla viva luce del sole, ho proiettato il campo della mia ricerca all'esterno, e il mio cammino è proseguito da allora fra la vita virtuale del mondo telematico e quella naturale del mondo tolemaico, che oggi posso ironicamente definire tale, alla continua ri-scoperta delle meraviglie manifeste in ogni angolo scampato all'antropizzazione sistematica dell'ambiente, in cui le forme naturalmente perfette ripetono all'infinito la perfezione dell'Uno, secondo infiniti modelli "separati", differenziati, distinti, divisi o, appunto, frattali.

Allora è sorto naturalmente anche l'interrogativo: come può la ima realtà terrena contemplare le innumerevoli forme vitali di minerali, vegetali e animali, che nell'insieme sono tutte ugualmente incantevoli e affascinanti per il ricercatore, e che non si possono conoscere tutte in una sola vita, e come ci si può ridurre a confondere quel "paradiso occulto" di cui ho scritto nei precedenti articoli, con una qualche sorta di "inferno", quando è tanto ovvia la bellezza di ogni cosa? Conoscevo la risposta, in quanto prigioniero dell'ombra condannato all'ergastolo, come ogni cittadino che si rispetti;
perchè le cose siano evidenti è necessario osservarle, ed è impossibile "imparare" la bellezza, conoscerla per procura o intuirla a distanza.

La Natura è una questione essenzialmente esoterica; soltanto conoscendola intimamente è possibile ri-conoscere in essa la sua qualità "segreta", e "soprannaturale" definita "mana" dai Melanesiani, che senz'altro non hanno difficoltà nelle loro ricerche empiriche rispetto al cittadino medio Europeo.
Il motivo per cui esistono i recinti urbani, in cui il bestiame umano pascola e fatica e si intossica e si intontisce al punto giusto per divenire "cliente sistematico" fino alla sua (prematura) dipartita, è principalmente quello di mantenerlo alla larga dalla Realtà Eterna, Immortale e infinitamente Buona di questa Terra, a tal punto da poter credere -anche in età adulta, e avanzata- che essa sia una enorme trottola rotante nel vuoto. Tutto il resto è una conseguenza inevitabile di questa assurdità dogmatica, da che in questo 'ambiente controllato' che corrisponde alle singole logosfere specializzate e nazionali, e quindi alla logosfera "cattolica", ovvero 'universa', tutto è possibile sulla base della completa impossibilità del modello cosmologico, il fondamento di una Grande, Grande Palla come base della vita diviene inevitabilemte il fondamento di Ogni Palla che ha le stesse probabilità di essere accettata dall'utenza globale come un fatto certo.

Ora, è possibile che l' Egitto non abbia avuti "nè faraoni nè israeliti", come sostiene l'autore di questo libro, Mr. Ashraf, e del resto è possibile, come accennato prima, che tutta l'antica conoscenza esoterica "d'Egitto" nota oggi prevalentemente presso le confraternite massoniche, sia derivata dall'opera di "incantamento storico" del misconosciuto sistema druidico, come sostiene qualcun altro.

Perchè, appunto, tutto è possibile a questo mondo; perchè questo è un mondo-di-parole, e quindi "chi racconta una storia governa il mondo", come recita il proverbio; nel mondo di parole, basta una "S" maiscola per iniziare la nostra Storia, e il gioco è fatto."

(appunti di ‎sabato ‎13 ‎agosto ‎2016)

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Per mezzo di Mr. Dave Pettman su Facebook J.J.Parker consiglia:


Trad.: "MEMES -- PERCHE' LA VITA 
E' TROPPO BREVE PER 
LITIGARE CON GENTE 
CHE PENSA ANCORA CHE 
NOI SI VIVA SU UNA 
PALLA ROTANTE!!"

Ma il problema è questo, questa gente è abituata a non pensare; credere è molto più semplice, e meno problematico (e come si è già visto, la definizione di "meme" per questo tipo di immagini testuali, o testi grafici, è inesatta, per quanto popolare; queste sono image macros, e se divengono "virali" o talmente note da essere utilizzate nei più svariati contesti si possono definire memes).

In linea generale, mi trovo in accordo con questa affermazione di Mr. Alternative World News Network:


Trad.: "Più divento vecchio
E più mi rendo conto che nessuno
ha veramente idea di quello che sta 
facendo e tutti stanno solo fingendo."

O ancora, nelle parole di H.no Antonio Córdova Quezada:

"Todo el mundo engaña a todo el mundo; y todo el mundo lo sabe, y nadie dice nada." 
(Tutto il mondo inganna tutto il mondo; e tutto il mondo lo sa, e nessuno dice niente)

Perchè infine siamo tuttti persone, cos'altro potremmo fare? Cosa si potrebbe dire?
Conosciamo l'etimologia dal Latino "maschera teatrale"; e conosciamo l'uso di questo termine nella lingua Inglese:

"Una persona (plurale personae o personas), nell'uso quotidiano nel mondo, è un ruolo sociale o un personaggio interpretato da un attore. La parola è derivata al Latino dove in origine si riferiva alla maschera teatrale.[1] Il termine Latino derivò probabilmente dall'Etrusco "phersu", con lo stesso significato, e quello dal Greco πρόσωπον (prosōpon). Il suo significato nel periodo tardo Romano passò ad indicare un "carattere" di una recita teatrale, o in un tribunale, quando divenne evidente che diversi individui potevano assumere lo stesso ruolo*, e gli attributi legali come diritti, poteri e doveri seguirono questa regola.
Gli stessi individui come attori potevano interpretare differenti ruoli, ognuno con i propri attributi legali, talvolta anche nella stessa apparizione davanti alla corte. Secondo altre fonti, le quali ammettono anche che l'origine del termine non è completamente chiara, persona potrebbe essere relativo al verbo Latino per-sonare, letteralmente: suonare attraverso, con un ovvio rimando alla succitata maschera teatrale."
(https://en.wikipedia.org/wiki/Persona)

*) Ancora oggi si dice che il difensore "rappresenta" il suo cliente in aula (NdT)

Sono l'unico ad avere pensato, in un lontano passato, che un giorno sarebbe diventato improvvisamente adulto, e avrebbe finalmente capito tutto, come potevano fare solo gli adulti ai suoi occhi, per poi ritrovarsi adulto da un giorno all'altro, con l'unica comprensione certa della propria infinita ignoranza e della immensa confusione generale in sè e in questo mondo? 
Ma forse infine la mia aspettativa non nacque allora per essere delusa oggi, ma per essere soddisfatta attraverso la ricerca continua, che mi ha condotto all'indagine approfondita di ogni cosa degna di interesse, e a ri-conoscere nei concetti essenziali di līlā e di māyā il principio trascendente della natura umana, e della natura governata dal mana, in questo giocoso mondo-di-parole dove scrivo Qui e Ora su un weB-Log, ovvero un 'diario di bordo" su una 'rete' che in lingua Inglese rimanda direttamente ad una tela di ragno.

Di nuovo a proposito del paradossale personaggio di Mr. David Lynch, il fumoso meditatore glicodipendente che si preoccupa di diffondere la consapevolezza della TM (transcendental meditation, ma anche trade-mark), egli cita in un suo audiobook un passaggio del Mundaka Upanishad con le seguenti parole (Trad. mia):
"We are like the spider. We weave our life and then move along in it. We are like the dreamer who dreams and then lives in the dream. This is true for the entire universe." ovvero: "Noi siamo come il ragno. Noi tessiamo la nostra vita e poi ci spostiamo in essa. Noi siamo come il sognatore che sogna e poi vive nel sogno. Questo è vero per l'intero universo."

Segue la mia traduzione del suddetto passaggio dal sito dello Hindu Temple di Ottawa-Carleton Inc. (Cap. 1 Sez.1 Vol. 4, 1-1-7):
 "Così come il ragno crea, diffondendo la sua tela di fili da sè stesso, da solo, e così pure ritira la sua tela di fili in sè stesso in qualsiasi momento, in modo simile a quel ragno stesso -emerge, in qualche ordine distinto in questa creazione - questo intero universo."

Se ne deduce che la citazione di Mr. Lynch sia una sorta di "interpretazione artistica" dei versi del Mundaka Upanishad, e in quanto tale piuttosto libera e fantasiosa; egli del resto non indica la sua fonte nel titolo, che abbiamo identificato solo via internet, menzionando "le Upanishad" in generale, senza peraltro precisare che la sua citazione è di fatto una "versione" riveduta e corretta (o corrotta) del testo originale.

Questo aneddoto ha qualche significato nella società in cui i versi del Mundaka Upanishad hanno molte più probabilità di essere conosciuti attraverso gli audiobooks di David Lynch, che non dalla lettura dei testi originali, per quanto la stessa opera di Lynch come meditatore trascendentalista sia indefinitamente meno nota di quella del cineasta.

Dean Karley‎ pubblica queste parole su Exposing The Matrix Of Lies:

"LE SOLE PERSONE ARRABBIATE 
CON TE PER AVER DETTA LA VERITA' 
SONO QUELLE CHE STANNO VIVENDO 
UNA BUGIA.

CONTINUA A DIRLA."

e una domandina facile facile da Miguel Celades Rex:


Trad.: "SE ARMSTRONG FU IL
PRIMO UOMO A CAMMINARE  
SULLA LUNA...
CHI C***O LO STAVA
RIPRENDENDO?"

Un enigma altamente scientifico, da affiancare a quello riguardante la ripresa della partenza del modulo lunare, al termine della famosa missione Apollo 11. E a tutti gli altri.

2 commenti:

  1. Tutto il mondo inganna tutto il mondo; e tutto il mondo lo sa, e nessuno dice niente

    Oh no, nient'affatto. Semmai, è l'esatto contrario: tutto il mondo inganna tutto il mondo e nessuno lo sa. Anzi, dovremmo dire nessuno lo capisce. Tant'è che il buon vecchio Krsna deve faticare non poco per convincere uno stralunato e depresso Arjuna ad imbracciare le armi contro la propria genìa: deve con/vincerlo che tutto è illusorio, tutto è inganno perchè Arjuna non ci arriva da solo. L'unico modo per vedere l'inganno è uscire dal mondo, elevarsi dal piano umano-terrestre e abbracciare un orizzonte enormemente più vasto anche se mai completamente de/finito: un limite in/de/finito che tuttavia, per la propria natura in/umana, stravolge per sempre colui che vi posa lo sguardo.
    E, come ho già scritto altrove, non è possibile fare nulla per raggiungere questo stato: solo la Grazia può cambiare le cose, che si chiami Krsna oppure Gennaro...

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