Su consiglio di alcuni lettori, oggi ho aggiunto il tasto "Donazione" di PayPal a fondo pagina; ad onor del vero non so ancora se questa opzione sia consentita al libero cittadino privo dell'indispensabile numero che corrisponde al suo conto bancario -cosa che non avrò mai più durante questa vita- e pertanto la cosa è in forse, in attesa di lumi da Mr. PayPal. al quale ho posto il fatale dilemma solo dopo aver soddisfatta la mia avidità virtuale.
Il mio lettore sa come la penso a proposito, conoscendo il culto internazionale di Mammona e le regole del Grande Gioco del Monopoly, l'annichilimento di ogni reale valore attraverso il sistema finanziario e monetario e la prostituzione che è il principio generale di questo sistema; se non altro, attraverso PayPal la cosa assume la sua forma paradossalmente più reale, essendo del tutto racchiusa nella sfera digitale e telematica in cui ha avuta origine; ricevere e spendere qualcosa che non vedi nemmeno è il metodo più indolore per eludere gli aspetti più grotteschi della situazione, che rendono questa esistenza una lunga partita ad un tipo di gioco che non vorrei nemmeno conoscere.
Oggi sono stato accusato di esser stato troppo
sarcastico nei confronti dell'occasionale commentatore, eliocentrista coatto, che per sostenere le proprie argomentazioni non può in alcun modo evitare di ricorrere alla Magica Forza di Gravità; quando leggo cose simili sono tentato dall'
approccio americano alla questione, riguardo i cosiddetti
globetards, o "globidioti" che insistono, dopo decenni di gravitazione nel vuoto spinto delle proprie menti, a reiterare i medesimi principi campati letteralmente per aria, propinati fin dalle scuole elementari e che in vario grado conosciamo tutti a memoria. Per inciso, questo condiviso oggi da Henrik Nielsen nel gruppo
The Dome Society su Facebook è
l'approccio americano:
Trad.: "Un altro globidiota...
Messo a dormire"
Ho evitato di tradurre l'inevitabile "f*****g" che è ormai un sottinteso universale del gergo popolare statunitense, ma non posso evitare di farlo notare poi.
La scena del film "Rambo" è una delle più ripugnanti mai apparse sugli schermi, e rende un significato ancor più spregevole di quanto immaginabile del verbo "sgozzare".
In un mondo di parole, in cui ogni cosa corrisponde ad un termine e l'ironia è inevitabile anche solo scrivendo il proprio nome, non c'è nemmeno bisogno di calcare la mano; dal momento che bastano le stesse astronomiche panzane basate sull'esistenza di forze magiche, assolutamente incredibili e completamente improbabili, che troviamo ancora (come sempre) stampate su ogni libro di testo, o "scientifico" sull'argomento, a dimostrare all'uomo savio la totale inconsistenza di quelle aggrovigliate architetture teoriche che vengono rifilate all'utenza come dati di fatto da cinque secoli a questa parte, è tanto inutile accanirsi sulla cocciutaggine del globallista; è altrettanto inutile quanto lo è la ottusa pervicacia di quello nel recitare i versetti del Pallonario Universale, ancora a 20 o 30 o 40 o 50 anni dal termine della sua programmazione mentale, obbligatoria o facoltativa.
Signori, lo sappiamo tutti come stanno le cose; sappiamo tutti benissimo che a scuola insegnano ai bambini che viviamo su una gigantesca pera rotolante nel nulla, a detta del più popolare portavoce della NASA, anche se le poche immagini che ci dicono provenire dallo "spazio" rappresentano sempre un modello in scala 50.000.000:1 di quel mappamondo sferico con cui abbiamo giocato tutti a dio nelle aule scolastiche di ogni possibile passato.
Non c'è alcun bisogno di astio, di malevolenza, di attrito; e tantomeno di cartilagini tiroidee strappate a mani nude; ma, parafrasando il buon Mr. Moor che ho citato ieri: "veramente...."
Sono cose che tendono a lasciarti senza parole (non mi riferisco al gargarozzo strappato=) e di conseguenza, per il grafomane cronico, sono una fonte inesauribile di parole che si riversano puntualmente qui, sul VerOrizzonte.
Sappiamo tutti che l'etimologia di ORIZZONTE non si rifà ad una curva, ad una sezione di cerchio, o al profilo di una PALLA, ma solo ed esclusivamente ad una linea ORIZZONTALE che definisce il più remoto confine visibile di questo mondo; questo è il Vero Orizzonte, ed è quello che tutti possono vedere, ogni giorno, da sempre. Sappiamo tutti che questa superficie terrea sotto i nostri piedi è assolutamente immobile, statica, inerte, stazionaria; possiamo provarlo tutti, nel giro di una frazione di secondo, compiendo un brevissimo ma inestimabile salto in quest'aria che secondo la fiaba eliocentrica dovrebbe ruotare ad una media di 1000 km orari assieme alla Grande, Grande Palla di Terra... sempre che possiamo considerare noi stessi dei corpi solidi e pertanto di massa superiore a quella del fluido gassoso in cui siamo immersi.
In realtà, tutti noi sappiamo tutto quello che c'è sa sapere, anche a questo proposito.
Resta il fatto che la maggior parte di noi preferisce invece credere in qualcosa che non è possibile conoscere direttamente e immediatamente, attraverso l'osservazione dei fenomeni naturali, dal momento che è mera teoria. e in grandissima parte una teoria che non è in alcun modo dimostrabile empiricamente, nemmeno falsando i risultati com'è pratica comune dei corpi accademici e degli enti astronomici e aerospaziali; questo è un fatto che merita la nostra più attenta considerazione,
Perchè credere nel dogma scientifico, o paradigma, non è diverso dal credere nel dogma religioso, ma lo ripeto, mentre non occorre uno scontro diretto con il povero testa-di-globo, occorre però discernere il pensiero critico dall'ammaestramento, e quindi il reale valore di ciò che in essenza si oppone alla logica, all'ordine delle idee basate sulla realtà osservabile dei fenomeni naturali, il principio della conoscenza stessa, e quindi della scienza. Si tratta di uno scontro diretto tra la ragione e la follia; e il fatto che questa antitesi anti-logica del modello eliocentrico sia diffusa a livello "globale", e a tal punto radicata nella coscienza collettiva da esser difesa con le unghie e con i denti dall'eliocentrista coatto, è uno dei più grandi motivi di preoccupazione per il blogger, così come dovrebbe esserlo per il suo lettore.
Viviamo in un mondo la cui maggioranza degli abitanti divora cadaveri a giorni alterni, senza parlare di altre pericolose, dannosissime sostanze, droghe alimentari e perfettamente legali che tra i loro effetti collaterali sembrano produrre una generale vacuità, una grave labilità mentale e psichica; non possiamo permettere che queste stesse genti si abbandonino all'abbraccio fatidico della Follia derivata da simili trattamenti, perchè l'insieme di questi fattori è sicuramente auto-distruttivo, ma rischia di essere distruttivo in senso assoluto, e questo è di fatto, a mio parere, il quadro della situazione attuale, in questa parodia di civiltà, la spiegazione di tanto inutile spreco di energie e risorse umane che sono sistematicamente veicolate al mantenimento dello status quo nel corso dei tempi deriva essenzialmente dalla mera accettazione di questa Iniquità Fondamentale, riguardante lo scenario delle nostre vicende terrene.
E di nuovo, è inevitabile associare il concetto del male a quello popolare, "diabolico", anti-cristiano, quando pure è certo e noto a tutti che i più grandi genocidi mai compiuti ebbero origine con la benedizione dei potenti cristiani, di papi e re e regine così come tutte le guerre religiose, e le più sanguinose pagine della nostra storia, sono state benedette, se non scatenate, dai capi religiosi; non ci sono mai stati Re o Regine o governatori e governi (dichiaratamente) satanisti, e le conseguenze di un sistema dualistico al potere sono quelle che ognuno di noi può prevedere con il più minimo sforzo di immaginazione; il motto delle SS era "Gott mit Uns" (Dio è con noi), quello stampato sulle banconote dell'odioso dollaro americano è "In God We Trust" (Confidiamo in Dio); non occorre davvero alcuno sforzo per la nostra più pigra immaginazione, se non che vogliamo credere in qualcosa piuttosto che in qualcosa d'altro.
A proposito di ammaestramento infantile, e di programmazione mentale, l'altra sera mi sono trovato a guardare un vecchio cartoon della serie Donald Duck su YouTube, dove il malcapitato Paperino viene visto per un istante da un famelico "pigmeo cannibale", nella prospettiva del necrovoro abituale:
Possiamo credere che simili "suggestioni" riescano indifferenti agli occhi dello spettatore bambino così come risultano irrilevanti per il consumatore multimediale di lunga data?
Che quel cadaverino spennato e decapitato e mutilato non assomigli in tutto e per tutto al pollo arrosto che si troverà in tavola il giorno dopo, e sarà ben lieto di ingurgitare, magari con un bel contorno di
patatine fritte?
Ritengo che siano ancora pochi quanti si sono resi conto della portata dell'opera di bestializzazione inversa operata dalla Disney Co. nel corso delle recenti generazioni; perchè i cartoni animati della Disney sono sempre stati i più "belli" da vedere, e praticamente nessuno sembra avere coscienza di quanto poco "buoni" siano in realtà, se non per il teorico del complotto occasionale; questo argomento meriterebbe un post-icino tutto suo, ma per il momento lo possiamo considerare come il più famoso esempio di dirottamento mentale operato attraverso il mainstream, o maelstrom multimediale, il flusso in continua crescita di anti-cultura originato dalla "cultura popolare", o pop culture che viene diffusa come modello standard dall'Ordine del Nuovo Mondo o "NWO".
A tutti piacciono i cartoni animati Disney, così come a tutti piace il pollo arrosto con patatine fritte. Ma il blogger vegano e salutista ne ha la più profonda certezza, non c'è assolutamente nulla di buono nel pollo arrosto come nelle patatine fritte; non dico che quasi sette miliardi di consumatori si possano sbagliare tutti contemporaneamente, ma so per certo che non sanno quello che fanno; e se invece lo sanno, sono definitivamente molto, molto malati. In quanto a Paperino, come abbiamo visto sopra: è la stessa cosa.
Qualche valido indizio sulla iniquità della Disney lo possiamo trovare sull'insostituibile sito Whale.to, nella omonima sezione:
http://whale.to/b/disney.html.
Una grande, per quanto anonima verità:
Trad.: "C'è più spiritualità in una singola
del mondo messe insieme."
Ed è vero, è stato pensato e scritto da un americano, anche questo. Ma certe cose, come la conoscenza psichedelica così detta, non conoscono limiti o confini di sorta; quella spiritualità infinita contenuta in quella singola pianta è accessibile a chiunque in ogni momento, in ogni luogo della Terra, e anche e soprattutto in questo caso la immensa ignoranza che costituisce il "mistero" è un motivo di vergogna e detrimento e miseria per l'umanità intera, dal momento che essa è in grandissima parte cagionata soltanto dalla paura. Non c'è nulla di tanto pauroso a questo mondo, quanto la paura; specialmente quando si tratta di miliardi di fifoni, ignoranti e scontenti, che ti chiedono soltanto di essere come loro. Per ogni maledetto giorno della tua vita.
Bardo
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il termine
Tibetano
bardo (བར་དོ་ Wylie:
bar do) significa letteralmente "
stato
intermedio"—tradotto anche come "stato di transizione " o "stato di mezzo" o "
stato
liminale". In
Sanscrito il concetto viene definito con il nome
antarabhāva. E' un concetto che nacque poco dopo la dipartita del Buddha, con una quantità di gruppi proto-buddhisti che accettavano l'esistenza di tale stato intermedio, mentre altre scuole lo rifiutavano.
In termini profani, il termine "bardo" è riferito allo stato esistenziale intermedio tra due vite sulla terra. Secondo la tradizione Tibetana, dopo la morte e prima di una successiva nascita, quando la coscienza dell'individuo non è connessa ad un corpo fisico, viene esperita una quantità di fenomeni. Questi seguono generalmente una particolare sequenza di degenerazioni da, subito dopo la morte, le più chiare esperienze della realtà di cui si è spiritualmente capaci, per procedere poi a terrificanti allucinazioni che sorgono dagli impulsi delle sue precedenti azioni maldestre. Per gli individui addestrati propriamente il bardo offre uno stato di grandi opportunità di liberazione, da che l'esame trascendentale può sorgere con la diretta esperienza della realtà, mentre per altri può divenire un luogo di pericolo quando le allucinazioni create karmicamente inducono l'individuo ad una men che desiderabile rinascita.
Il termine
bardo può anche essere usato metaforicamente per descrivere i tempi in cui le nostre abitudini vitali sono sospese, come, per esempio, durante un periodo di malattia o durante un ritiro meditativo. Tali periodi possono dimostrarsi fruttuosi per il progresso spirituale poichè le costrizioni esterne diminuiscono. In ogni caso essi si possono rivelare ardui dal momento che i nostri impulsi più maldestri si possono porre in primo piano, proprio come nel
sidpa bardo.
Stato Intermedio nel Buddhismo Indiano
Dalle testimonianze delle prime scuole Buddhiste, sembra che almeno sei differenti gruppi accettarono la nozione di una esistenza intermedia (antarabhāva), per la precisione il Sarvāstivāda, Darṣṭāntika, Vātsīputrīyas, Saṃmitīya, Pūrvaśaila e il tardo Mahīśāsaka. Le prime quattro sono scuole strettamente correlate. All'opposizione erano il Mahāsāṃghika, il primo Mahīśāsaka, Theravāda, Vibhajyavāda e il Śāriputra Abhidharma (probabilmente Dharmagupta) (Bareau 1955: 291).
Alcune dei primi riferimenti noti ad una "esistenza intermedia" si trovano nel testo Sarvāstivādin del Mahāvibhāṣa (阿毘達磨大毘婆沙論). Ad esempio, il Mahāvibhāṣa indica una "esistena basica" (本有), una "esistenza intermedia" (中有), una "esistenza di nascita” (生有) e una esistenza di morte (死有) (CBETA, T27, no. 1545, pag. 959, etc.). Bareau (1955: 143) tratta l'argomento come segue:
L'essere intermedio che passa in questo modo da una esistenza alla successiva è formato, come ogni essere vivente, dei cinque aggregati (
skandha). La sua esistenza è dimostrata dal fatto che esso non può avere alcuna discontinuità nel tempo e nello spazio tra il luogo e il momento della morte e quello della rinascita, e quindi appartenendo le due esistenze alla stessa serie sono concatenate nel tempo e nello spazio da uno stato intermedio. L'essere intermedio è il
Gandharva, la presenza del quale è tanto necessaria nel concepimento quanto la fecondità e l'unione dei genitori. Inoltre, lo Antarāparinirvāyin è un
Anāgamin che ottiene
parinirvāṇa durante l'esistenza intermedia. Per quanto riguarda lo scellerato criminale colpevole di uno dei cinque crimini senza intervallo
(
ānantarya), egli passa nella maniera medesima da una esistenza intermedia al termine della quale egli rinasce necessariamente
all'inferno.
Derivato da un periodo più tardo della stessa scuola, ma con qualche differenza, lo Abhidharmakośa di Vasubandhu’ spiega (trad Ing. pag. 383ff):
Cos'è un essere intermedio, e una esistenza intermedia? L'esistenza intermedia, che si inserisce tra l'esistenza della morte e l'esistenza della vita, non essendo arrivata al luogo in cui dovrebbe andare, non si può dire nata. Tra la morte —ovvero i cinque skandha del momento della morte —e salendo—ovvero i cinque skandha del momento della rinascita—si trova un'esistenza —un "corpo" di cinque skandha—che va al luogo della rinascita. Questa esistenza tra i due regni della rinascita (gatī) è chiamata esistenza intermedia.
Egli cita una quantità di testi ed esempi per difendere la nozione da altre scuole che la rifiutano e dichiarano che la morte in una vita è immediatamente seguita da una rinascita nella seguente, senza alcuno stato intermedio fra le due. Sia il Mahāvibhāṣa che lo Abhidharmakośa contengono la nozione di uno stato intermedio che dura "sette volte sette giorni" (cioè 49 giorni) al massimo. Questa è una visione, però, e ve ne furono altre.
Simili argomenti furono anche utilizzati nel *Satyasiddhi Śāstra" di Harivarman, un testo quasi-
Mahāyāna e il commentario dello Upadeśa nelle Prajñāpāramitā Sūtra, i quali sono entrambi fortemente influenzati dalla scuola Sarvāstivāda. Ambedue i testi ebbero una potente influenza sul Buddhismo Cinese, che pure accetta questa idea come una regola.
La Saddharma-smṛty-upasthāna Sūtra (正法念處經) classifica 17 stati intermedi con differenti esperienze
[1]
I sei bardo del Buddhismo Tibetano
Fremantle (2001) afferma che esistono sei stati di bardo tradizionali noti come i Sei Bardo: il Bardo di Questa Vita (p. 55); il Bardo della Meditazione (p. 58); il Bardo del Sogno (p. 62); il Bardo del morire (p. 64); il Bardo del
Dharmata (p. 65); e il Bardo dell'Esistenza (p. 66).
Shugchang,
et al. (2000: p. 5) tratta degli insegnamenti
Zhitro (Tibetano: Zhi-khro) che includono il
Bardo Thodol e menzionano il
Karma Lingpa, il
terma e il
Padmasambhava ed elencano i Sei Bardo: "Il primo bardo inizia quando si nasce e perdura fintanto che si vive Il secondo è il bardo dei sogni. Il terzo è il bardo della concentrazione o della meditazione. Il quarto avviene nel momento della morte. Il quinto è noto come il bardo della luminosità della vera natura. Il sesto è detto il bardo della trasmigrazione o del divenire karmico
[2]
- Kyenay bardo (skye gnas bar do): è il primo bardo della nascita e della vita. Questo bardo comincia con il concepimento e dura fino all'ultimo respiro, quando il flusso mentale si ritira dal corpo.
- Milam bardo (rmi lam bar do): è il secondo bardo dello stato di sogno. Il Milam Bardo è uno stato relativo al primo Bardo. Nello Yoga del sogno si sviluppano pratiche per integrare lo stato del sogno nel sadhana Buddhista.
- Samten bardo (bsam gtan bar do) è il terzo bardo della meditazione. Questo bardo è generalmente esperito dai meditatori, benche l'individuo può averne una esperienza spontanea. Il Samten Bardo è relativo allo Shinay Bardo.
- Chikhai bardo ('chi kha'i bar do): è il quarto bardo del momento della morte. Secondo la tradizione questo bardo è trattenuto fino a che i segni interni ed esterni presagiscono che l'avvento della morte è prossimo, e continua attraverso la dissoluzione o transmutazione del Mahabhuta fino a che il respiro esterno ed esterno è completo.
Chönyi bardo (
chos nyid bar do): è il qunto bardo della luminosita della vera natura che ha inizio dopo il 'respiro interiore' finale (Sanscrito:
prana,
vayu; Tibetano:
rlung). E' all'interno di questo Bardo che si manifestano visioni e fenomeni uditivi. Negli insegnamenti Dzogchen essi sono conosciuti come la manifestazione spontanea delle visioni
Thödgal (Tibetano:
thod-rgyal).
In concomitanza con tali visioni, vi è l'insorgenza di una profonda pace e coscienza immacolata. Gli esseri senzienti che non si sono applicati durante le loro esperienze vissute e/o che non riconoscono la luce pura (Tibetano:
od gsal) al momento della morte sono solitamente illusi attraverso il quinto bardo della luminosità.
- Sidpa bardo (srid pa bar do): è il sesto bardo del divenire o della trasmigrazione. Il bardo perdura fino a che il respiro-interno ha inizio nella nuova forma in divenire o trasmigrante. Questo bardo prosegue fino a che il respiro-interno ha inizio nella nuova forma trasmigrante determinata dai "semi karmici" nel magazzino della coscienza.
Esegesi
Fremantle (2001: p. 53–54) traccia lo sviluppo del concetto di bardo nella tradizione
Himalayana:
Originariamente bardo si riferiva soltanto al periodo tra una vita e la successiva, e questo è ancora il suo significato normale quando è menzionato senza alcuna qualificazione. Ci fu una considerevole disputa su questa teoria durante i primi secoli del Buddhismo, con una parte che considerava la rinascita (o il concepimento) a seguire immediatamente la morte, mentre l'altra diceva che deve esserci un intervallo tra le due. Con l'avvento del mahayana, il credo in un periodo di transizione prevalse. Più tardi il Buddhismo espanse l'intero concetto per distinguere sei o più stati similari, che coprono l'intero ciclo di vita, morte, e rinascita. Ma può anche essere interpretato come qualunque esperienza transitoria, ogni stato che giace tra altri due stati. Il suo significato originale, l'esperienza dell'essere fra morte e rinascita, è il prototipo dell'esperienza del bardo, mentre i sei bardo tradizionali dimostrano come le qualità essenziali di quella esperienza sono presenti in ogni altro periodo transitorio. Raffinando ulteriormente la concezione dell'essenza del bardo, esso si può applicare ad ogni momento dell'esistenza. Il momento presente, l'adesso, è un bardo continuo, sempre sospeso tra il passato e il futuro.
Comunque, come mostrato qui sopra, l'idea di Fremantle che esso fosse in origine soltanto "tra una vita e la successiva" non è come fu concepita dalla scuola Sarvāstivāda all'inizio. Inoltre, l'idea che l'ascendenza di questa idea sia dovuta al Mahāyāna è infondata, ed è ,molto più probabile che fu dovuta alla inluenza della Sarvāstivāda, diversi secoli prima che il Mahāyāna avesse alcuna reale influenza:
[https://en.wikipedia.org/wiki/Bardo - Trad. mia]
Ho trovati diversi punti di interesse in questo lemma wikipedico, tra cui la "luce pura" (clear light) che "non viene risconosciuta" per cui gli uomini "al momento della morte sono solitamente illusi attraverso il quinto bardo della luminosità", un concetto che rimanda all'idea della "trappola solare" di cui abbiamo trattato in precedenza, esposto qui con la dovuta imperscrutabilità che caratterizza le dottrine esoteriche nella prospettiva del profano. Ma soprattutto il passaggio finale ci rende una inestimabile definizione alternativa del concetto dell'Hic et Nunc, l'eterno istante che pure diviso in 6, o 6000 bardi, è sempre comprensibile e compreso solo nell'istante in cui è vissuto, l'attimo della nostra vita terrena. Ri-conoscere questa realtà in forma (o tempo) di bardo, temo non sarebbe di alcuna utilità per l'utente letterario e spirituale coevo.
Oso sperare che la lettura del testo qui sopra risulti altrettanto interessante per il mio lettore quanto lo è stata per il blogger, che ha risolto di integrarla nel suo post principalmente in virtù della sua inesistenza nella enciclopedia libera Italiana,
Per quanto mi riguarda, soltanto oggi, dopo anni di tentativi inutili sono finalmente riuscito ad accarezzare il mio ultimo eroe, detto "Il Pellegrino", che io credo non fosse mai stato sfiorato prima da mano umana:
E faceva le fusa!=)
Pertanto, anche oggi potrei morire tranquillo; quasi beato.
Sarei un perfetto GattoBardo.