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venerdì 20 ottobre 2017

Usi e Costumi Di Scena

Sia "The Thing", del 1982, che "Alien", del 1979, sono un remake di films degli anni 50; nel caso del film di Ridley Scott sono ancora in pochi a saperlo, e di fatto esso non è un remake ufficiale del film "It! The terror beyond space" del 1958 (Also Known As: Il mostro dell'astronave - IMDB=), anche se alcune scene sono praticamente le stesse; anzi, l'idea di mostrare l'equipaggio di una astronave dedito ad una attività prosaica come il mangiare era certamente più suggestiva ed efficace quando i "viaggi spaziali" erano una sorta di utopia che si sarebbe avverata nell'arco di un decennio -- paradossalmente, proprio grazie alle stesse tecniche di "persuasione audiovisiva" utilizzate dal cinema...

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Le due scene a confronto; il film di Nyby e Hawks era ambientato nel 1973 (!!!)

https://vignette4.wikia.nocookie.net

(Alien è ambientato nel 2122!)

La trama dei due films è praticamente la stessa, una situazione di convivenza forzata tra l'umano e l'"alieno" mostruoso e omicida, che peraltro in entrambi i casi fu interpretato da un classico tizio in costume, come si usava già ai tempi di Méliès; come si legge su IMDB, "I produttori di It! The Terror from Beyond Space (1958) considerarono l'idea di fare causa per plagio, ma non lo fecero."

La trama di Alien del resto è simile a quella di The Thing, che invece è un remake con tutte le carte in regola del film The Thing From Another World ("La cosa da un altro mondo") -- di Christian Nyby e Howard Hawks, del 1951.
Il motivo per cui mi sono tornati in mente questi due titoli non è dovuto alla Questione Geocentrica, ma alla peculiarità che accomuna le due trame, con un gruppo di persone recluse in un ambiente comune; in entrambi i casi, sono tutti alieni uno per l'altro, anche se nel film di Scott l'intruso ufficiale -lasciata la sua incubatrice umana- è un tizio in costume, mentre in quello di Carpenter, anche grazie ai suoi straordinari effetti speciali, si rende ben chiara l'idea che chiunque tra loro potrebbe NON essere quello che sembra. Anche in Alien ogni membro dell'equipaggio potrebbe essere un ospite del mostro, ma questo accade soltanto in un caso, all'inizio del film, dopo di che la storia è più o meno la stessa del film del 1958.

https://image.tmdb.org

https://i.pinimg.com
In entrambi i casi viene rappresentato un microcosmo, una collettività ristretta, e isolata in condizioni estreme; un piccolo "mondo a parte"; nell'ottica geocentrica, quello di Scott è fintoscientifico, nel senso che è ambientato nell'universo completamente fittizio delle Grandi Palle Copernicane, mentre quello di Carpenter -guarda caso- è posto proprio ai limiti della fantascienza, ovvero ai confini della "Terra" per come la conosciamo, su quel "Circolo Polare Antartico" che secondo le mappe meno astratte circonda tutti i mari del Piano Terreno a noi noto.

Sempre considerando la prospettiva geocentrica, a conoscenza della reale cosmologia terricola, non abbiamo da temere parassiti ovipari o camaleonti genetici da "altri pianeti", ma consideriamo invece l'aspetto umanistico, e filosofico delle due opere: chi, tra gli occupanti dell'astronave Nostromo e quelli della Base Antartica McMurdo, avrebbe potuto conoscere chiunque altro del suo gruppo MENO di sé stesso? 

Eppure, dal punto di vista filosofico, ci sono poche cose che l'uomo conosca meno di sé stesso, esso rappresenta la sua propria più grande incognita dall'alba dei tempi, e nel contempo si può dire che non conosca altro, del suo 'mondo', o uni-verso; che anzi le due cose siano di fatto una sola, ma percepita dall'indiviDuo in uno "stato di incoscienza controllato" in cui la "persona" è distinta dal suo proprio scenario mentale. 

Questo è solo un altro modo di interpretare il solito concetto dell'Uno e dei suoi fratti infiniti, che è all'origine dell'ideale divino. E ci rende anche un'idea meno sfuggente dell'esperienza onirica paragonata alla condizione di "veglia"; secondo l'esperto Herr Freud, il sognatore è tutte le persone che sogna; ma quelle persone viste in sogno esistono solo e soltanto nella mente del sognatore durante il sogno, e dunque chi sono quelle che il sognatore pensa, o crede, o è certo di vedere, di incontrare, di "conoscere" quando invece non sta dormendo? Perché dovrebbero essere "altro" (alieni!) quando la realtà esperita durante l'attività onirica ci rende uno scenario indistinguibile da quello percepito da svegli, se non per una presunta, cosiddetta "coscienza", che nella realtà della nostra logosfera non è di fatto altro che il termine con cui si de/finisce un concetto, ovvero, in altri termini, una parola?

In un certo senso, l'unica prova concreta che la "vita" non sia un mero "sogno", è proprio l'esistenza di questo fenomeno notturno chiamato "sogno"; ma, una volta considerato questo, occorre anche una prova altrettanto concreta che la cosiddetta "vita" non sia parte di una esperienza onirica di cui non possiamo avere alcuna sorta di coscienza Qui e Ora, come nel pensiero espresso dal Poe/ta: "Tutto ciò che vediamo o appare, non è che è un sogno all'interno di un sogno"... E quindi, infine, se mai fosse possibile farlo, come si potrebbe considerare concreto qualcosa di ciò che siamo pre-destinati a percepire come "sogno"?
Su questo principio si basa la mia concezione dell'essere umano Qui e Ora, quello di un Mistero microcosmico in un macrocosmo Misterioso; nessuno, di cui sia a conoscenza, è in grado di rendere un'idea meno vaga dell'indiviDuo Qui e Ora, nella logosfera cattolica, e soltanto nella dottrina più antica di questo nostro "mondo" sono ri-conoscibili quei principi fondamentali della tradizione esoterica che rispondono, nella unicità del loro insieme, all'unico reale dilemma dell'uomo.
(Di questo ho scritto ancora una volta ieri, e non voglio ripetermi col rischio di diventare palloso=)

--

Considerate il fonema Inglese, descritto da Google:

"whirl
wəːl/"

"un rapido movimento circolare"

(Trad. mia)

e paragonatelo a

"world
wəːld/


  1. 1mondo
  2. 2terra"



strana-mente, in Italiano la lettera aggiunta è la stessa che aggiunta a "io" fa "dio";
che poi quest'ultimo termine sia lo stesso di


"word

wəːd/
  1. 1parola
  2. 2termine"

con l'aggiunta di una "L", l' ho già scritto qui più volte in passato, e del resto ho curato per anni un blog a titolo "Word-Wide WeBlog"...
Riguardo la mia personale teoria sull'Inglese come Lingua Madre, o Matrice di questa logosfera in via di globalizzazione, questo è quindi il secondo indizio valido, che riguarda il mondo intero; è soltanto una parola, ma questo mondo non è fatto di altro, per quanto la sua origine sia numerica, e se contempliamo i due indizi nel contesto linguistico come in quello geocentrico -- opposto all'eliocentrico -- mi pare che fra la parola e la rivoluzione (terrestre) non potrebbe esistere un altro scenario possibile per l'utenza alfabetica moderna se non quello Globale, della Grande Palla Rotante mostrata nelle foto della NASA e nelle sigle dei TG.

Perché un sinonimo ludico di globo, o sfera, per l'Italiano è sempre e soltanto palla:

  • stai dicendo una palla!"

(Wikizionario)
Sono sempre cose che le fanno girare...

..


ovvero, più o meno:

"GUARDATE QUANTI SIAMO
NOI GEOCENTRISTI OGGI,
TARDIGLOBI"

perché il "terrapiattismo" per me è sempre intollerabile; ma andiamo a guardare il numero dei membri del suddetto gruppo Facebook:



direi che non c'è male... E quelli di 

FLAT EARTH ITALIA OFFICIAL-LA TERRA È PIATTA- Il Principale Gruppo Italiano


quanti saranno...?


Ecco, qui invece c'è male...

e io che mi lamento per la scarsità dei lettori di questo blog...

..

PALLE ALLA MODA

Se penso a tempi migliori, alla gloria delle antiche civiltà terricole, di una possibile Storia con la sua Grande Iniziale Serpentina, mi sovvengono quelle immagini che tutti noi abbiamo viste, prima o poi, da qualche parte, dei personaggi famosi che rappresentano le varie epoche; come il divino "Faraone" Amenhotep III immortalato in questa gigantesca statua di quarzite (perfettamente simmetrica) al Museo del Cairo:


il grande pensatore Argivo, il saggio Socrate, che medita di fronte all'Accademia Nazionale di Atene:


o l'Imperatore per antonomasia, l'unico e inimitabile Giulio Cesare, che vediamo assiso dinnanzi al Palazzo del Parlamento di Vienna:


e come vediamo questi Grandi Uomini del Passato, i cui nomi sono rimasti incisi nella pietra e stampati sui libri, i rappresentanti ideali degli antichi fasti, il Semidio, il Saggio, il Condottiero, hanno tutti una cosa in comune: non indossano una camicia, una maglietta, un maglione o una giacca, e non calzano mocassini, o scarpe stringate, o stivali. Ma certo, sarebbe un anacronismo, da che secondo le ricostruzioni storiche simili artifizi compaiono molto più avanti sulla linea crono-logica ufficiale, e all'epoca dei filosofi e degli imperatori tutti portavano un lenzuolo; semmai un armatura in caso di guerra, e potevano sollevare un lembo sopra il capo, in caso di pioggia o neve:


"Augusto che indossa una toga, Romano, C. 18 CE 
Museo Nacional del Prado, esposto nella Sala 71"

Secondo Wikipedia

"Nell'antica Roma, la stoffa e il vestito distingueva le classi delle persone. La tunica indossata dai plebei (la gente comune), come pastori e schiavi era fatta da materiali grossolani e scuri, mentre la tunica indossata dai patrizi di lino o di lana bianca. I magistrati indossavano la tunica angusticlavi; i senatori indossavano tuniche con una striscia viola (Clavi), chiamata tunica laticlavi. Le tuniche militari erano più corte di quelli indossate dai civili.
I ragazzi, fino alla festa dei Liberalia, indossavano la toga praetexta, che era una toga con un bordo cremisi o viola, indossata anche da magistrati in carica. La toga virile, (o toga pura) o toga da uomo era indossato da uomini di età superiore ai 16 anni a significare la loro cittadinanza a Roma. La toga picta era indossata dai generali trionfanti e aveva ricami rappresentanti la loro abilità sul campo di battaglia. La toga pulla si indossava quando si era in lutto.
Anche le calzature indicavano lo status sociale di una persona. I patrizi indossavano sandali rossi e arancioni, i senatori avevano calzature marroni, i consoli aveva scarpe bianche, ed i soldati indossavano stivali pesanti. Le donne indossavano scarpe chiuse di colore bianco, giallo o verde.
La bulla era un medaglione indossato dai bambini come amuleto. Quando era in procinto di sposarsi, la donna donava la sua bulla ai Penati, insieme con i suoi giocattoli, per significare la maturità e la femminilità.
Gli uomini di solito indossavano la toga e le donne indossavano la stola.
Stola era un abito indossato sopra la tunica, e di solito dai colori vivaci. Una fibula (spilla) era utilizzata per tenere la stola in posizione e fungeva anche da ornamento. Un palla (scialle) era spesso indossato con la stola."

Pregherei a questo punto il mio lettore di dare una lunga occhiata alla pagina "Abbigliamento nell'Antica Roma" su Wikimedia, per considerare l'evidenza a supporto di queste nozioni scolastiche; e in particolare questo indumento dal nome tanto suggestivo:

"Palla (vestito)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

La palla era un capo d'abbigliamento utilizzato dalle donne romane, e corrispondeva all'uguale indumento usato dagli uomini che veniva chiamato pallium.
Consisteva in una specie di mantello che si indossava uscendo di casa, ed un lembo di questo si tirava anche sul capo."

"Statua di Livia Drusilla, che 
indossa una veste e una palla."

Oltre la pulla, la palla, moglie del palio...
Per me è piacevole, e finanche confortante, l'idea di una civiltà in cui tutti indossavano lenzuola e sandali, come John Belushi in Animal House; infatti solo in tempi recenti ho scoperta l'importanza suprema della libertà del piede durante la bella stagione, che ho trascurata per tutta la mia vita, e oggi sono quindi più che propenso a ri-conoscere la grandezza di una civiltà in base alle loro calzature se queste permettono alle estremità di respirare, di muoversi, e insomma di vivere, anziché di morire soffocate rinchiuse nelle scarpe; E nelle calze. Ma adesso l'estate è finita, e nell'ombra eterna della casa sono costretto alle solite ciabattine di tela chiuse... Oggi -20 Ottobre- il Sole latita, il cielo è coperto, e la temperatura è scesa abbastanza da portarmi a chiedere: uscirei mai di casa con un lenzuolo addosso?

Forse questi dubbi sono abbastanza puerili da poter competere con quelli del neo-geocentrista ai tempi della sua programmazione scolastica, in merito alla realtà di qualunque "passato" che non sia di origine vegetale, e alla "Storia" distinta da qualunque storia grazie alla sua Grande Iniziale Sinuosa.
Il nostro passato non-vegetale è popolato di gente che in qualunque stagione e situazione -con diversi 'modelli' e colori per le varie occasioni e/o classi sociali- si copriva con un lenzuolo in estate, forse con una coperta in inverno, eppure non aveva il buon senso necessario per indossare degli stivali come facevano i legionari quando si avventuravano nelle province del Nord, o per creare delle calzature simili, o "calze" (sacchetti sagomati!!!) per difendere i piedi dai rigori della brutta stagione...

Dal momento che ogni realtà storica è qualcosa di paradossale per chi non è in grado di comprendere in modo definitivo e completo la sua propria realtà attuale Qui e Ora, qualunque nozione riguardante un passato non-vegetale e supportata da "reperti" archeo-logici di qualunque tipo dev'essere considerata nel contesto meta-storico che oggi vede la supremazia indiscussa dell'Impero Del Falso, del quale siamo tutti sudditi più o meno inconsapevoli. Avevo già accennato a questo argomento lo scorso 5 Aprile, quando avevo pubblicata la significativa immagine del sito Electronic Text Corpus of Sumerian Literature dell'Università di Oxford:


nel post in cui la mia conclusione è degna di essere magnificata:


Sulla mia ipotesi che in un passato non meno leggendario di quello scolastico questo Piano Terreno fosse illuminato da due Grandi Luminari attivi, o "Soli", e che qualche sconvolgimento celestiale abbia causato lo spegnimento parziale di quello oggi noto come "Luna", ho già scritto nel corso del blog; questa teoria personale, basata sulla mitica "età dell'oro", potrebbe supportare l'idea di una antichità con un clima generalmente temperato, e giustificare l'evidente paradosso archeo/logico che ci troviamo ad affrontare, anche se da un altro punto di vista i conti non tornano, trattandosi di una epoca già descritta come antica in quelli che oggi sono testi dell'antichità.

Possiamo quindi credere che la gente facesse volentieri a meno di abiti veri e propri, in favore di certi costumi storici, attraverso tutte le stagioni di un possibile passato non-vegetale (un dettaglio  questo universal-mente trascurato malgrado il richiamo del buon senso) così come possiamo credere alla mia singola, eccezionale ipotesi in merito ad un evento reale già anticamente con-fuso con il mito, che prevede una sorta di cataclisma celeste di cui al contrario non troviamo tracce nemmeno usando un lunghissimo cucchiaio; questo scenario se non altro giustificherebbe una "moda" alquanto improbabile nei paesi del Nord Europa se non che, guardando al modello della più colta e sofisticata Grecia, tutti quanti si fossero rassegnati a morire di freddo vestendo tuniche e scialli, anche nei più gelidi anfratti del vasto Impero Romano come la Dacia e la Pannonia, o nella stessa Capitale durante l'inverno.

Oppure ancora si tratta di un grande malinteso, per cui l'abbigliamento dell'epoca era vario e differenziato nelle diverse provincie dell'Impero, appropriato al clima locale, e tutto ciò che ci è pervenuto come memoria storica è stato per qualche motivo ridotto e limitato a determinate informazioni che oggi costituiscono una concezione popolare, diffusissima quanto drammaticamente erronea, dei costumi dell'epoca; una lacuna imperdonabile, e non di meno incolmabile... Insomma, nessuno è mai riuscito a inventarsi qualcosa di meglio? Mi si vorrebbe far credere che non c'è stato abbastanza tempo, nel corso della "storia", per tirar fuori qualcosa di meno inverosimile di questo?

Guardate infine questi "Ditali e sandali d'oro. Tomba di Tutankhamon. Anno 1336 a.C." (Trad. mia) -- nella foto provvidenzial-mente condivisa poco fa da Inma Fernández nel gruppo FB Archaeology & Prehistoric & Ancient Wonders:


ma... DAVVERO?!?

Un'altra immagine significativa: il colossale set di Babilonia abbandonato dopo le riprese di Intolerance (Id.) di D.W. Griffith (1916):

Long Island Archeology - WordPress.com
di cui leggiamo su IMDB:
"L'immenso set a grandezza reale delle Grandi Mura di Babilonia, visibile nella quarta storia, era posizionato all'angolo tra Sunset Boulevard e Hollywood Boulevard (ad Hollywood, California) quando il film fu completato. Divenne un punto di riferimento per molti anni durante l'epoca d'oro di Hollywood [...] Fu il primo set in esterni mai costruito ad Hollywood. Caduto in rovina, infine venne abbattuto. Anni dopo, lo stesso set di Babilonia fu riprodotto come cortile centrale del nuovo complesso Hollywood & Highland ad Hollywood, che aprì nel 2001."
(Trad. mia)

Una scena del film -- The Mind Reels

Una veduta del complesso Hollywood & Highland:

Hollywood & Highland

La storia si ripete....


N.B.: il film di Griffith è visibile per intero su YouTube

...

Ieri l'amico di FB John Corleone Scarlioli ha pubblicata questa "meme" con uno dei principi incontrovertibili della realtà geocentrica che smentiscono pratica-mente la teoria eliocentrica:


"DOMANDA: SE LA TERRA RUOTA
IN SENSO ANTIORARIO A OLTRE 1000
MIGLIA ORARIE ... E GLI AEROPLANI
VOLANO A 600 MIGLIA ORARIE...
COME POTREBBE MAI QUALCUNO 
ANDARE SULLA COSTA OVEST??"

Questa è la domanda posta da una americana, per la quale il mondo è delimitato dalle due coste, dal Canada e dal Messico, ma vale per qualunque non-americano che volesse volare verso Ovest mentre la grande Palla lo riporta ad Est ad una velocità nettamente superiore a quella del suo mezzo di trasporto, e va da sé, la cosa creerebbe problemi insormontabili per chiunque volesse volare in qualunque direzione possibile; senza parlare della nostra deambulazione..
Una cosa faccio notare al mio lettore: la domanda è posta da una americana BIONDA.

Ve ne racconto un'altra da LaughFactory.com, nella sezione Barzellette Sulle Bionde:
"Una bionda, una rossa e una bruna si perdono nel deserto. Trovano una lampada e la sfregano. Salta fuori un genio e promette di esaudire un desiderio per ognuna di loro. La rossa chiede di tornare a casa. Poof! Torna a casa. La bruna chiede di essere a casa con la sua famiglia. Poof! Tornata a casa colla sua famiglia. La bionda dice , "Awwww, vorrei che i miei amici fossero qui."
(Trad. mia)

...'Murica...

--.

Un'altra veduta con didascalia dei "roghi" di Santa Rosa, condivisa dallo stesso Mr. Scarlioli:


Trad.: "L'INCENDIO BOSCHIVO PIU' 
SELETTIVO DELLA STORIA"

e la domanda di una Ms/Mrs Christina Rosetta: "gli incendi sanno giocare a campana?" 
(Trad. mia)

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